Il 12 novembre 2003 la strage di Nassiriya: l'Italia ricorda il suo "Ground Zero"
Un attacco kamikaze alla base italiana provocava 28 morti, fra questi il maresciallo Silvio Olla di Sant'AntiocoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È il 12 novembre 2003, quindici anni fa esatti. L'Italia è impegnata da pochi mesi con 3mila militari nell'operazione di pace Antica Babilonia, a Nassiriya.
Alle 10.40 (le 8.40 ora italiana) un'autocisterna lanciata a tutta velocità, con a bordo due kamikaze, sfonda le protezioni della Base Maestrale italiana, portando con sé tutto il suo carico di morte.
Un boato assordante, sentito anche a dieci chilometri di distanza, provoca la totale distruzione dell'edificio principale della Base, e del deposito munizioni. Il bilancio è tragico: 28 morti, di cui 19 italiani e, fra questi, 12 carabinieri.
È la strage con più vittime ai danni di una missione di pace italiana all’estero, da cui anche la Sardegna non è esclusa: a Nassiriya perde la vita Silvio Olla, maresciallo di Sant’Antioco, e restano feriti due caporali di Selargius e Assemini.
Le immagini che verranno diffuse sono agghiaccianti: detriti e frammenti di vetro ovunque, ma soprattutto un enorme cratere, scavato dall'esplosivo, a pochi metri dall'edificio.
"Quel cratere è il nostro Ground Zero", il commento del ministro dell'Interno Antonio Martino accorso sul posto a poche ore dall’attentato.
Oggi, come ogni anno da quella tragica data, l'Italia commemora le sue vittime, un'occasione per ricordare i tanti militari italiani impegnati nelle zone di crisi del mondo. Uomini impegnati a mantenere situazioni di pace difficile, ma anche ad aiutare le popolazioni locali in situazioni di vita precarie.
"In occasione della Giornata dedicata al ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace – il commento del Presidente della repubblica, Sergio Mattarella - rivolgo il mio deferente omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la vita, al servizio dell’Italia e della comunità internazionale. I militari e civili che, a rischio della propria incolumità, fronteggiano molteplici e diversificate minacce in tante travagliate regioni del mondo, sono l'espressione di un impegno della comunità internazionale che vede il nostro Paese credere fermamente nella necessità di uno sforzo unitario per la sicurezza e la stabilità. Soltanto una intensa collaborazione tra i popoli può aiutarci a sconfiggere le tenebre della violenza e a offrire un futuro all'umanità".
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