24 novembre 2008 alle 13:34aggiornato il 24 novembre 2008 alle 13:34
I cannoni nella secca dell'isola della Vacca
di Andrea PirasPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quattordici metri di profondità e tantissima posidonia. Massimiliano Concas se li è trovati all’improvviso, nascosti tra i ciuffi della prateria, i due grandi cannoni. Mentre cercava altro, magari la tana di qualche bel sarago. Per tornare a Carbonia con un ben carniere ricco di prede. Ma quel giorno ci ha rinunciato, ai pesci, quando la sua curiosità di pescatore subacqueo è stata messa da parte per quella altrettanto acuta di sommozzatore altofondalista, l’altra sua passione. Così, dopo uno, due, cento tuffi per capire se intorno a quei cannoni ci fosse altro ancora, è rientrato a terra e ha avvisato la Capitaneria di porto, poi il sindaco di Sant’Antioco, poi la Soprintendenza. Ed è cominciata l’avventura. In quei fondali, sulla secca dell’isola della Vacca, Concas si è immerso ancora. Con i sub dei carabinieri guidati dal luogotenente Osvaldo Colacci e della Soprintendenza coordinati dall’archeologo Ignazio Sanna. Tre metri e dieci centimetri ognuno di lunghezza, un metro e ottanta centimetri il terzo cannone spuntato dalle “alghe” durante le nuove prospezioni. Armi di bordo, artiglieria navale di un possibile relitto (per ora ancora nascosto nel sedimento, anche se qualche reperto è già stato trovato) che gli studiosi fanno risalire tra il XVII e il XVIII secolo. All’Isola della Vacca l’inchiesta subacquea è solo all’inizio.
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