"Mai spiato nessuno per conto della Cina e del Partito comunista".

Ren Zhengfei, fondatore e Ceo del colosso tecnologico Huawei, ha respinto le voci provenienti dagli Usa secondo cui la compagnia verrebbe utilizzata dal governo di Pechino per spionaggio.

A distanza di tre anni dall'ultimo incontro, l'amministratore delegato è intervenuto davanti ad alcuni giornalisti di media stranieri, nel quartier generale della società di Shenzhen.

"Amo il mio Paese, supporto il Partito. Ma personalmente non danneggerei mai gli interessi dei clienti, io e la mia società non risponderemmo a richieste di questo tipo", ha affermato.

Ha poi parlato della figlia, Meng Wanzhou, 41enne direttore finanziario di Huawei, che è stata arrestata lo scorso 6 dicembre in Canada con l'accusa di aver intrattenuto affari illeciti con l'Iran, nonostante il divieto imposto dall'embargo.

Su di lei pende una richiesta di estradizione negli Stati Uniti.

Ren Zhengfei ha fatto sapere di sentire la sua mancanza e di augurarsi che venga liberata al più presto.

Intanto cresce la tensione tra Pechino e Ottawa dopo che la Cina ha condannato a morte un cittadino canadese, Robert Lloyd Schellenberg, detenuto nel Paese asiatico dal 2014 con l'accusa di narcotraffico.

Contro la sentenza si è scagliato il premier Justin Trudeau, che si è detto "estremamente preoccupato, come dovrebbero esserlo tutti i Paesi del mondo" per quella che ha definito una "decisione arbitraria".

(Unioneonline/F)

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