Dopo le indiscrezioni di stampa arriva la conferma.

La segretaria al dipartimento americano per l'Energia Jennifer Granholm ha infatti annunciato la svolta Usa sulla fusione nucleare, dopo la produzione per la prima volta nella storia in un laboratorio della California di una reazione che genera più energia di quella necessaria per innescarla. «Questo è un risultato storico per i ricercatori e lo staff della National Ignition Facility che hanno dedicato le loro carriere a vedere l'innesco per fusione diventare realtà, e questo punto di svolta sprigionerà altre scoperte», ha detto Granholm.

Secondo Jill Hruby, sottosegretaria Usa per la sicurezza nucleare, gli Usa hanno intrapreso «i

primi passi verso una fonte di energia pulita che potrebbe rivoluzionare il mondo».

Il test realizzato la settimana scorsa – ha spiegato in un tweet il laboratorio nazionale “Lawrence Livermore”, che dipende dal dipartimento Usa dell'energia, «ha prodotto più energia con la fusione di quella dei 192 laser utilizzati» per provocare la reazione stessa.

Secondo gli esperti ci vorrà almeno una trentina d'anni affinché la fusione nucleare passi dall'essere una tecnologia sperimentale a una realtà, con reattori in grado di alimentare le nostre città a emissioni zero.

Sia per rendere fruibile la fusione a contenimento inerziale con i laser (quella che ha portato al risultato ottenuto al Lawrence Livermore National Laboratory negli Usa) sia per la fusione a confinamento magnetico (la tecnica del reattore Iter in costruzione nel sud della Francia) serviranno infatti numerosi step intermedi.

«Fare previsioni è davvero difficile – spiega Stefano Atzeni, docente all’Università La Sapienza di Roma - perché siamo appena alla soglia della dimostrazione che fisicamente lo schema inerziale funziona, mentre per quello magnetico la prova l'avremo da Iter fra una quindicina di anni».

«I tempi saranno sicuramente molto lunghi, almeno una trentina di anni per entrambe le vie, perché restano ancora diverse sfide da superare».

(Unioneonline/l.f.)

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