A quattro anni dalla sua morte l'emittente televisiva giapponese per cui lavorava (Nhk) ha fatto mea culpa: "La morte di Miwa Sado fu un caso di karoshi", ovvero di eccesso di lavoro.

Un'ammissione arrivata solo dopo una dichiarazione degli ispettori del lavoro giapponesi, e che, stando a quanto dichiarato da un dirigente del canale tv, impone una riflessione su tutta l'organizzazione del lavoro nella testata.

Miwa Sado, 31enne reporter, prima di morire nel luglio 2013, aveva fatto 159 ore di straordinario al mese con appena due giorni di riposo.

Un male, quello del superlavoro, che miete migliaia di vittime ogni anno in Giappone: tra infarti e suicidi ogni anno muoiono almeno 2mila persone.

Il caso della reporter, con tanto di ammissione dell'emittente televisiva, riapre una questione che un anno fa rischiava di travolgere il primo ministro Shinzo Abe, quando la 24enne Matsuri Takahashi, per lo stesso motivo, si gettò da un balcone all'età di 24 anni.

I lavoratori del Sol Levante accumulano centinaia di ore di straordinari al mese, e in un anno prendono in media appena 9 giorni di ferie.

"Non possiamo accettare la morte di nostra figlia: speriamo che il dolore di una famiglia devastata possa servire a qualcosa", hanno dichiarato i familiari della giovane reporter.

(Redazione Online/L)
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