Gaza, gigantesco esodo verso Nord: 300.000 civili tornano a casa
Giovedì previsto un ulteriore rilascio di ostaggi, dalle prime ore del mattino la possibilità di muoversiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono 300.000 i civili tornati nel Nord di Gaza, nella prima giornata di apertura del valico. Lo hanno fatto a piedi o in auto sin dalle prime ore del mattino: un fiume di sfollati si è riversato verso la parte settentrionale dell'enclave. Una marea umana di pacchi, buste, carretti, bici e anche automobili per chi è più fortunato: i pochi resti di una vita sventrata dall'ennesima guerra nella Striscia.
Dopo una negoziazione serrata, il governo di Benyamin Netanyahu e Hamas hanno concordato di attuare un ulteriore rilascio di ostaggi giovedì, quando saranno liberati Arbel Yehud, la soldatessa Agam Berger e un altro rapito. In cambio, le forze israeliane hanno acconsentito al passaggio dei gazawi attraverso il corridoio di Netzarim - che divide in due la Striscia - permettendo loro di tornare a casa, o a ciò che ne rimane. Un attraversamento organizzato e che potrebbe richiedere anche giorni di attesa, con contractor egiziani che ispezionano persone e auto con scanner alla ricerca di armi ed esplosivi, perché l'accordo sulla tregua prevede che per tornare a nord si debba essere disarmati. E se da una parte la gioia è il sentimento che riempie la folla finalmente libera di tornare a casa, dall'altra resta la desolazione per una terra ormai ridotta a deserto e a cumuli di macerie da 15 mesi di bombe a tappeto: secondo le stime del governo, la popolazione di Gaza City e del Nord avrà bisogno di 135.000 tende e roulotte.
Con l'apertura del passaggio verso Nord, Hamas ha rivendicato il ritorno degli sfollati come «una vittoria» per il popolo palestinese e «la sconfitta dei piani di occupazione» e dello «sfollamento» proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che nei giorni scorsi ha ventilato l'idea di «ripulire» Gaza trasferendo i gazawi in Giordania ed Egitto. Una proposta immediatamente condannata dai Paesi interessati e da altri leader regionali, compreso il presidente dell'Anp Abu Mazen. Come previsto, l'idea è invece piaciuta all'ultradestra israeliana, da Smotrich a Ben Gvir. E potrebbe finire sul tavolo di un colloquio tra lo stesso tycoon e Netanyahu: secondo il portale israeliano Walla News, che cita tre fonti israeliane e americane, il premier israeliano sarebbe pronto a volare alla Casa Bianca già la prossima settimana - dal 3 al 5 febbraio - diventando così il primo leader straniero a visitare Washington dall'insediamento del nuovo presidente Usa.
Nel frattempo, la gente in Israele resta divisa tra il sollievo di poter riabbracciare i primi rapiti liberati e la logorante attesa per coloro che restano a Gaza, mentre è giunta dalla lista di Hamas - convalidata dal governo israeliano - la tragica conferma che tra i 33 ostaggi da rilasciare nella prima fase di cessate il fuoco, 8 torneranno in Israele da morti.
(Unioneonline).