Si aggrava il bilancio delle vittime sull'Everest, nella catena dell'Himalaya, al confine tra Cina e Nepal.

I morti sono dieci, dovuti principalmente al sovraffollamento degli alpinisti nella zona.

L'ultimo ad aggiungersi alla lista è Robin Fisher, che aveva cambiato i suoi programmi recentemente, proprio per non rimanere intrappolato come gli altri compagni d'avventura.

Il 44enne lo aveva annunciato su Facebook prima di partire: "Sono sicuro che andare il 25 maggio significa trovare meno persone. A meno che non tutti facciano lo stesso calcolo dovrebbe andare molto meglio". E, invece, nemmeno lui è riuscito ad evitare la tragedia a causa della mancanza di ossigeno. La scorta delle bombole non gli è bastata e l'attesa durante la fila gli è stata fatale.

Venerdì scorso un 56enne tibetano è morto nella sua tenda a 7mila metri al passo del Colle Nord. Stesso discorso per quattro alpinisti indiani, uno statunitense, un austriaco e un nepalese.

Un altro climber britannico, invece, si ritiene sia morto dopo essere scivolato vicino alla cima.

(Unioneonline/M)
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