Sono "approssimativamente 106" i casi di epatiti acute pediatriche a eziologia sconosciuta rilevate in Ue dall'inizio dell'allarme scattato dopo l'aumento della diffusione della malattia nel Regno Unito. È quanto rende noto il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) nel suo ultimo rapporto.

I Paesi dell'Ue o dello Spazio economico europeo dove sono stati rilevati i casi sono 14, con numero più alto di segnalazioni in Italia (35 casi) e in Spagna (22 casi).

I casi di epatite con eziologia nota non sono stati computati nel protocollo. Nel mondo i casi segnalati, secondo l'Ecdc, sono invece 450, con 11 decessi. 

Nei giorni scorsi, era arrivato l'allarme dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) americani.

LA SITUAZIONE NEL PAESE – In Italia, a seguire con attenzione il problema, è un'Unità di Crisi da poco costituita, ed è anche in arrivo una campagna di comunicazione nelle scuole. I dati italiani, secondo le parole di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, sono sovrapponibili a quelli del passato. Ma non per questo da sottovalutare.

Fra le cause, l'Organizzazione mondiale della sanità conferma come l'adenovirus resti fra le ipotesi principali. Sarebbe, invece, da escludere un legame con il vaccino anti Covid, visto che alla stragrande maggioranza dei bimbi colpiti non era stato somministrato.

ORIGINE E LEGAME COL COVID – L'Oms continua a "esplorare un gran numero di strade", tra cui un link indiretto con la pandemia. Il Sars-CoV-2 è stato rilevato in diversi casi ma "il suo potenziale contributo non è chiaro". Possibili fattori che devono essere ulteriormente studiati sono "una maggiore suscettibilità dei bambini ai virus a seguito di una minore circolazione di patogeni durante la pandemia, la potenziale comparsa di un nuovo adenovirus e la coinfezione da Sars-CoV-2".

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata