Ancora allarme coronavirus.

Secondo quanto riporta il bollettino di oggi, un paziente irlandese è arrivato nella tarda serata di ieri all'ospedale Spallanzani di Roma "in condizioni compromesse e attualmente si trova in rianimazione".

Sottoposto al test, è risultato negativo.

La coppia di coniugi cinesi positivi è invece in condizioni generali di salute stazionarie.

Intanto è atterrato all'aeroporto militare di Pratica di Mare l'aereo con i 56 italiani rimpatriati da Wuhan, epicentro dell'epidemia. Dopo i controlli medici sul posto i nostri connazionali saranno trasferiti alla Cecchignola, la cittadella militare a sud di Roma, dove resteranno in quarantena per due settimane, il tempo massimo di incubazione del virus. Sono 56 in totale gli italiani rimpatriati: in dieci hanno scelto di restare, un altro è rimasto a terra in Cina perché aveva un po' di febbre, sarà curato dai medici locali.

IN CINA - La Cina ha registrato altri 57 decessi legati all'infezione, che portano il totale delle vittime a quota 362. Sono 17.205 i casi complessivi, 21.558 i sospetti e 475 le guarigioni.

Numeri, quelli dei morti e dei contagi, che hanno già superato quelli della Sindrome respiratoria acuta grave (Sars) del 2002-2003. La Sars infatti causò 349 vittime e 5.327 contagi, appena un terzo rispetto a quelli già fatti registrare dal coronavirus di Wuhan.

"PANDEMIA" - E mentre per oggi pomeriggio è atteso il vertice dei ministri della Salute del G7, dagli Usa arriva l'allarme. "Il coronavirus è molto trasmissibile, e quasi certamente sarà una pandemia", ha dichiarato Anthony Fauci, direttore dell'istituto per le allergie e malattie infettive. Gli scienziati ancora non sanno quanto letale sia il virus, ma è la sua rapidissima diffusione e preoccupare, visto che sembra più simile all'influenza che alla Sars. Secondo alcune stime i contagi potrebbero aver già superato quota 100mila.

CINA IN GINOCCHIO - Intanto si registra il tonfo dei mercati azionari cinesi, nella prima giornata di riapertura dopo la lunga interruzione per il Capodanno. Un crollo del 9% a Shenzen, simile (8,73%) a Shangai. D'altronde sono 24 le province e municipalità cinesi che hanno rinviato la ripresa delle attività economiche a non prima del 10 febbraio per i timori di contagio. Si tratta di aree che nel 2019 hanno prodotto oltre l'80% del Pil cinese.

(Unioneonline/L)

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