Chelsea Manning, la talpa di Wikileaks, è fuori dal carcere. Un giudice ha infatti ordinato la sua scarcerazione, come riportato dai media americani.

Manning era stata condannata al carcere per essersi rifiutata di testimoniare davanti al grand jury sul caso di Assange.

E proprio nelle ultime ore, i suoi legali avevano fatto sapere che Manning aveva tentato il suicidio ed era ricoverata in ospedale.

Sul modo in cui la donna abbia tentato di togliersi la vita c'è il massimo riserbo. "Ha cercato di suicidarsi", si sono limitati a raccontare i suoi legali, sottolineando come Manning ha sempre detto che non tradirà mai i suoi principi.

Quella dell'ex analista dell'intelligence militare Usa è una vicenda che da sempre provoca sdegno in parte dell'opinione pubblica americana e l'ira delle associazioni per la difesa dei diritti civili, che parlano senza giri di parole di violazione dei diritti umani. E sui social media c'è chi accusa la magistratura di accanimento giudiziario nei confronti dell'ex soldato Bradley Manning (poi diventato Chelsea a seguito di un trattamento ormonale) definito da molti "un perseguitato".

Nel 2010 l'allora soldato Bradley trafugò centinaia di migliaia di documenti militari e cable diplomatici riservati, alcuni top secret, mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence a Baghdad. Una volta impossessatasi del materiale sensibile - tra cui un video in cui elicotteri Usa uccidevano 12 civili disarmati - Manning lo consegnò a WikiLeaks, che lo diffuse mettendo gli Usa in forte imbarazzo, anche verso i Paesi alleati. Arrestata e reclusa prima in Kuwait e poi in isolamento nel carcere militare di Quantico, in Virginia, al termine del processo davanti alla corte marziale, Manning riuscì ad evitare la condanna per il capo di accusa più grave, quello di connivenza con il nemico e di alto tradimento, reato che prevede la pena di morte. Ma subì una condanna a 35 anni di reclusione. Una pena commutata dall'allora presidente Barack Obama nel 2017, quando aveva già scontato sette anni di detenzione, durante i quali decise di diventare donna sottoponendosi al un trattamento ormonale e cambiando il nome da Bradley a Chelsea. Una vicenda che l'ha fatta diventare un'icona della comunità transgender e delle organizzazioni per la difesa dei diritti civili.

(Unioneonline/v.l)
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