La ferita lasciata dal Covid-19 è ancora fresca.

Ecco perché l’Europa ha deciso di giocare in anticipo, assicurandosi le forniture di vaccini contro l'influenza l'aviaria in caso di una futura pandemia. Ma mentre la Commissione Europea annuncia la firma di due contratti di prenotazione per le dosi, uno studio italiano conferma come, finora, non ci sia stato spillover, ovvero salto di specie, né di trasmissione tra persone. Rimane comunque fondamentale monitorare l'evoluzione del genoma del virus.

Nel 2021 e 2022 l'epidemia di aviaria ad alta patogenicità «è stata la più grave mai registrata nell'UE per numero di focolai nel pollame, diffusione geografica e numero di uccelli selvatici morti», riporta l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). E gli studi evidenziano come negli ultimi anni la varietà di specie colpite si sia ampliata, interessando anche mammiferi come foche e volpi. In Europa, secondo l'ultimo report dei Centri Europei per il Controllo delle Malattie (Ecdc) sono i gabbiani la principale vittima mentre rimane basso il rischio per la popolazione.

Di fatto nel 2023 sarebbero 4 i casi verificatisi in esseri umani, ovvero padre e figlia in Cambogia, uno in Ecuador e uno in Cina. Nel caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovesse dichiarare una nuova pandemia influenzale, «le aziende aggiornerebbero i loro vaccini», che per ora sono per uso animale ma is potrebbero adattare all’utilizzo sull’uomo.  Un'emergenza pandemica per ora sembra, però, un'ipotesi lontana.

(Unioneonline/v.f.)

© Riproduzione riservata