È sempre più drammatico il bilancio della strage avvenuta nella zona di Sweida, nella Siria meridionale.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo di attivisti vicino all'opposizione con sede nel Regno Unito, parla di almeno 183 morti dopo gli attacchi suicidi che hanno colpito la città e a causa dei combattimenti tra lealisti e jihadisti dell'Is nell'area a nordest di Sweida.

Tra le vittime - ha precisato il direttore dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman, in dichiarazioni all'agenzia di stampa Dpa - ci sono 89 civili e 94 combattenti filogovernativi.

Secondo alcune fonti, sarebbero quattro i kamikaze entrati in azione.

L'agenzia di stampa ufficiale Sana, invece, spiega che uno degli attentatori si è fatto esplodere nell'area dove si svolge il mercato, provocando un numero imprecisato di morti e feriti.

Altri tre aspiranti kamikaze, sottolinea la Sana, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza prima di farsi esplodere

Per gli attivisti si tratta della strage più grave mai registrata nella zona di Sweida dal 2011.

Intanto, ha reso noto l'Osservatorio, le forze di Damasco sono riuscite a riprendere il controllo di tre villaggi finiti nelle scorse ore in mano ai jihadisti.

Diversa la ricostruzione fornita dai media ufficiali siriani, che parlano di due aspiranti kamikaze uccisi prima che riuscissero a farsi esplodere.

(Unioneonline/s.a.)
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