Il ministro dell'Interno britannico Priti Patel ha ordinato l'estrazione negli Stati Uniti di Julian Assange.

Il via libera finale da parte della responsabile dell'Home Office, considerato scontato, arriva dopo che nel Regno Unito era stata completata la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell'attivista australiano che rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. 

Immediata la reazione di WikiLeaks, che ha commentato amaramente: "È un giorno buio per la libertà di stampa".

Di “un giorno nero" non solo per la libertà d'informazione, ma anche per la "democrazia britannica", ha parlato anche Stella Morris, avvocato sudafricano specialista in diritti umani che ha dato due figli a Julian Assange durante gli anni del suo asilo nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e lo ha poi sposato nei mesi scorsi nel carcere londinese di Belmarsh.

"Chiunque in questo Paese abbia a cuore la libertà di espressione, dovrebbe vergognarsi profondamente" dell'approvazione sancita da Patel dell'estradizione agli Usa, "un Paese che ha complottato per assassinarlo", ha aggiunto Morris.

"Julian non ha fatto nulla di sbagliato, è un giornalista ed editore punito per aver fatto il suo dovere" rivelando documenti riservati e informazioni imbarazzanti su atti compiuti da vari Stati, Usa compresi.

E ancora: "Priti Patel aveva il potere di fare la cosa giusta, invece sarà ricordata come complice degli Stati Uniti, del loro progetto di trasformare il giornalismo investigativo in un'impresa criminale".

Secondo Morris, comunque, anche se "la strada verso la libertà di Julian si fa lunga e tortuosa", la battaglia "non finisce qua": a partire "dall'appello che riproporremo all'Alta Corte" di Londra e dall'organizzazione di proteste di piazza.

(Unioneonline/l.f.)

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