Il 2023 che volge al termine entrerà negli annali come l'anno più caldo mai registrato, segnato da una serie di statistiche da record, che secondo le Nazioni Unite evidenziano l'urgenza di agire contro il cambiamento climatico.

«I gas serra, le temperature globali e il mare sono a livelli record. E la banchisa antartica non è mai stata così sottile», avverte il capo dell'Organizzazione meteorologica mondiale, Petteri Taalas, mentre per Antonio Guterres, Segretario Generale dell’Onu, queste temperature record dovrebbero «far sudare freddo i leader mondiali».

E nuovi allarmi vengono lanciati anche dagli scienziati, secondo cui la capacità di limitare il riscaldamento a un livello gestibile «sta sfuggendo all'umanità».

Gli accordi sul clima di Parigi del 2015 miravano infatti a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi Celsius rispetto ai livelli medi preindustriali misurati tra il 1850 e il 1900 - e a 1,5°C se possibile. Alla fine di ottobre 2023, tuttavia, la temperatura era già di circa 1,4°C al di sopra del livello di riferimento preindustriale.

L'agenzia pubblicherà il suo rapporto finale sullo stato del clima solo tra qualche mese, ma è già convinta che il 2023 sarà in cima al podio per l'anno più caldo, davanti al 2016 e al 2020, sulla base del termometro da gennaio a ottobre.

«È molto improbabile che gli ultimi due mesi possano influenzare la classifica», viene spiegato.

Gli ultimi nove anni dal 2015 sono stati i più caldi da quando sono iniziate le misurazioni moderne. In questo modo, prosegue Taalas, «rischiamo di perdere la corsa per salvare i nostri ghiacciai e rallentare l'aumento del livello del mare. Non possiamo più, ormai, tornare al clima del XX secolo, ma dobbiamo agire ora per limitare i rischi di un clima sempre più inospitale nel corso di questo secolo e dei secoli a venire».

(Unioneonline/l.f.)

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