Il più popolare maestro Zen al mondo, il monaco buddista Thich Nhat Hanh, è morto in Vietnam a 95 anni. Per decenni, a causa del suo impegno pacifista, è stato esiliato e tre anni fa è tornato nel suo Paese. Il decesso è avvenuto in un tempio e la notizia è stata diffusa dalla Plum Village, la sua organizzazione di monasteri.

Thich Nhat Hanh nel 2014 era rimasto semiparalizzato e incapace di parlare a seguito di un ictus. Aveva cominciato gli studi quando aveva 16 anni e tra gli anni Sessanta e Settanta il suo impegno contro la guerra lo aveva messo in rotta di collisione con i governi del Vietnam del Nord e del Sud, oltre che con gli Stati Uniti. Costretto a lasciare il Paese, solo nel 2005 gli era stato dato il permesso di rientrare per una visita. 39 in totale gli anni trascorsi in esilio nel corso di quali ha fondato una rete dei monasteri. Il più grande, nel sud-ovest della Francia vicino a Bordeaux, conta circa 200 monaci e monache e prima della pandemia di coronavirus ospitava decine di migliaia di visitatori all'anno. Il monaco è autore di circa 130 libri dedicati in gran parte al concetto di "consapevolezza", sviluppata con la pratica della meditazione che, diceva, “non è una fuga dalla società, ma è un tornare a noi stessi e vedere quello che succede. Una volta che si vede, ci deve essere azione. Con la consapevolezza sappiamo cosa dobbiamo e non dobbiamo fare per aiutare".

(Unioneonline/s.s.)

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