La nave di una ong soccorre decine di migranti al largo della Libia e il governo italiano si rifiuta di aprire i propri porti.

Un copione già visto più volte in questi mesi, che si ripropone anche oggi, per l'ennesima volta.

Questa mattina l'imbarcazione dell'organizzazzione umanitaria tedesca Sea Eye, la "Alan Kurdi" - che era nella zona, vicino a Zuwarah, alla ricerca di un barcone disperso con 50 passeggeri a bordo - ha recuperato da un gommone in balìa del mare con 64 persone, tra cui 10 donne e sei bambini, di cui uno neonato.

"Hanno bisogno di cure mediche", si è appreso dall'equipaggio, che ha contattato il servizio di monitoraggio Alarm Phone.

Poi il tentativo di chiedere aiuto alla Guardia costiera libica, non andato a buon fine, e la successiva richiesta alle autorità italiane ad autorizzare l'approdo.

Ma, come detto, pronta è arrivata la risposta del governo, per voce del ministro dell'Interno Matteo Salvini.

"Cercano un porto sicuro? Vadano ad Amburgo", ha tagliato corto il vicepremier, facendo riferimento alla città dove ha la propria sede la ong.

Si moltiplicano però gli appelli all'accoglienza.

E, di nuovo, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando si è detto pronto a disobbedire al Viminale e disponibile ad autorizzare lo sbarco, in contrasto con la linea di Roma.

"A poche ore dalla sparizione di una imbarcazione che aveva lanciato un SOS inascoltato nel Mediterraneo, che fa temere il peggio, la presenza della nave Sea Eye in quella zona è riuscita a salvare 50 vite umane, 50 persone fra cui molti bambini", ha detto il primo cittadino del capoluogo siciliano.

Aggiungendo: "Mi auguro che nessun Salvini di turno, né in Italia né in Europa, pensi di poter fare campagna elettorale sulla pelle di questi esseri umani. Si indichi subito un porto sicuro a questa imbarcazione e a questi naufraghi. Un porto sicuro che non è certamente in Libia e che se non si trovano velocemente alternative potrebbe essere Palermo".

(Unioneonline/l.f.)
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