Duplice omicidio e tentato omicidio.

Con queste accuse la Corte d'Assise di Catania ha condannato in primo grado a 13 anni di reclusione il gioielliere di Nicolosi Guido Gianni, di 57 anni, che undici anni fa uccise due rapinatori ferendone un terzo. Disposto anche un risarcimento per i familiari delle vittime.

I fatti risalgono al 18 febbraio del 2008, quando i tre malviventi assaltarono il negozio di Gianni minacciando di uccidere la moglie con una pistola poi risultata a salve e senza il tappo rosso.

Il gioielliere, secondo le ricostruzioni del pm (che aveva chiesto 17 anni), dopo aver ingaggiato una colluttazione con i banditi avrebbe sparato mentre i tre fuggivano, centrandoli alle spalle.

I legali del gioielliere hanno annunciato ricorso sostenendo la tesi della legittima difesa e il fatto che la mente dell'uomo in quel momento fosse "offuscata" dall'aggressione subita dalla moglie da parte dei rapinatori.

"L'incubo non è mai finito - ha commentato Gianni -. Prosegue come quel famoso sogno dal quale uno si vorrebbe risvegliare. Purtroppo quando un cittadino si trova nei guai per volontà degli altri viene punito perché come ha detto il pm, io da vittima mi sono trasformato in carnefice. Quindi la vittima, che sono io, va a processo".

"Non mi è mai passato per la testa e non ho mai agito volontariamente - ha aggiunto l'uomo - ma a quanto pare nessuno l'ha recepito. Come è possibile logicamente accusare qualcuno di voler fare del male se non ce n'è motivo? Se tu scappi io non ho motivo di seguirti. Dove sta la mia volontarietà di fare del male? Io sono stato sempre ligio alle leggi ma se la legge dice che io sono colpevole, io sono colpevole. Sono stato condannato. Per quale motivo, però, non lo so. Non ho ucciso qualcuno che, poverino, stava attraversando la strada. Per il rimorso mi sarei ucciso anch'io. Ma mi vogliono condannare e in questo caso ben venga la condanna".

(Unioneonline/D)
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