È attesa per oggi la decisione del gip di Viterbo sugli arresti domiciliari per Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, sottoposti a misura cautelare per lo stupro di una 36enne nell'"Old Manners" di Viterbo.

La richiesta dei domiciliari era stata avanzata dagli avvocati Marco Mazzatosta, legale di Licci, Giovanni Labate, legale di Chiricozzi e Domenico Gorziglia, legale di entrambi. I due giovani, espulsi da Casapound dopo gli arresti, si trovano rinchiusi nel carcere Mammagialla di Viterbo.

Non è escluso che possa essere chiesto l'incidente probatorio sul caso, per tutelare la vittima ed evitare che possa essere costretta a ritrattare: "Ho paura di loro - ha detto al suo legale, Franco Taurchini - e spero che restino in carcere. Ho paura di essere ancora aggredita, ho paura di tutte quelle minacce... tanto da non riuscire a dormire". Quando le è stato riferito che per i due il rapporto era consenziente: "È uno schifo", ha commentato. E poi: "Vorrei tanto che non se ne parlasse più".

"Una situazione del genere sarebbe difficilissima per qualunque donna - spiega il legale - ma per lei lo è ancora di più, perché è una persona fragile. Lo era già prima di quella notte che l'ha distrutta anche psicologicamente".

"Nonostante questo - prosegue l'avvocato - è molto coraggiosa: la mattina dopo ha deciso, da sola, di denunciare".

Di quella notte di violenza la donna ricorda poco, la memoria si ferma a quando ha ricevuto, spiega, un pugno violento in faccia: "Dopo quel colpo non ricordo più nulla", ha detto al suo legale. Si è svegliata la mattina in casa sua e ha visto i segni in faccia e sul corpo. Allora è andata in ospedale e, dopo la visita medica, che ha confermato lo stupro, ha preso la decisione di sporgere denuncia, nonostante il terrore di non esser creduta, quando ancora non sapeva che i due aggressori avevano ripreso con i loro telefoni quella notte da incubo.

Agli atti sono finiti anche i messaggi del padre di Licci, che ha chiesto al figlio di "cancellare foto e video" dal suo cellulare. Quelli che ritraggono la donna stesa a terra, inerme.

Quattro foto - si legge nell'ordinanza del gip di Viterbo Rita Cialoni - che ritraggono la vittima "inerme e apparentemente priva di sensi, completamente nuda e sdraiata sul pavimento". "Aberranti immagini" della violenza sessuale di gruppo condivise con terzi tramite WhatsApp, allo scopo di "schernire" la donna, esibendo come fosse un "trofeo tale scempio".

Nell'ordinanza si parla di "reiterati abusi sessuali posti in essere congiuntamente dagli indagati con atteggiamento sprezzante oltre che beffardo" intercalato da insulti.

(Unioneonline/D)
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