Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca si discosta dalle scelte nazionali e decide di non riaprire le scuole medie ed elementari dopo la pausa natalizia. E il governo, a quanto si apprende da fonti, è intenzionato a impugnare l’ordinanza: in caso sarebbe necessario un passaggio in Consiglio dei ministri. 

"E' irresponsabile aprire le scuole il 10 gennaio – ha detto De Luca in una diretta Facebook -. Per quello che ci riguarda non apriremo le medie e le elementari. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza". 

"Ho la sensazione che si mettono in piedi provvedimenti che trasformano i nostri bambini in cavie sull'altare della politica e dell'opportunismo", ha aggiunto.

L’Italia, a suo parere, “ha perduto tre mesi di tempo senza fare niente. Abbiamo bruciato una condizione di relativo vantaggio rispetto agli altri Paesi europei. Ci siamo autoesaltati e autoconsolati. Abbiamo perso mesi preziosi senza prendere decisioni serie ed efficaci. Stiamo prendendo in giro l'Italia. Il livello di demenzialità va oltre ogni immaginazione". 

Ad esempio "chiudiamo le discoteche ma non facciamo nulla per bloccare la movida nel fine settimana. E poi lasciamo il 50% di presenze negli stadi. L'unica cosa seria da fare è bloccare le presenze negli stadi se vogliamo contenere il contagio".

"E' come se in l'Italia avessimo avuto un crollo politico psicologico – è il ragionamento - è come se di fronte alla valanga di contagi ci si fosse rassegnati, il contagio lo dobbiamo prendere tutti e questo diventa un alibi per non prendere più nessuna decisione per contenere la diffusione del contagio". "C'è poi un altro luogo comune - conclude - e cioè che tutto sommato è poco aggressivo, del Covid variante Omicron che non sono gravi gli effetti ai fini del contagio e non si capisce che quando arrivi a 200mila contagiati le percentuali di presenze negli ospedali sono gravi e si sarà costretti a chiudere tutti gli ospedali, che saranno solo per i pazienti Covid. Abbiamo perso la concentrazione sulla campagna di vaccinazione e si è scaricato tutto sulle Asl e sulle Regioni per l'opportunismo del Governo e delle forze politiche che lisciano il pelo ai no vax".

NELLE ALTRE REGIONI – Perplessità sulle riaperture c’è anche altrove: "L'unica novità sul fronte delle scuole è il caos", sostiene il presidente del Veneto, Luca Zaia, spiegando che il decreto del Governo "impone delle fasi di testing che sono insostenibili. Tutte le regioni sono a fine corsa con la fase di testing. Non parliamo poi del contact test, cioè nel chiamare a casa i positivi e i loro contatti. Inutile buttarla in polemica: questa è la capacità di lavoro e oltre a quella non si va".

Sul fronte della scuola, ci "sono tante classi in quarantena, circa 2.400 - ha osservato Zaia -; poi ci sono docenti in quarantena, altri in malattia e quelli non vaccinati. In questo brodo primordiale non so cosa venga fuori, nel senso che abbiamo grosse difficoltà. Io immagino - ha sottolineato - si apriranno le scuole il 10, il Governo ha deciso che si dovrà aprire e la situazione sarà quella che molte classi saranno chiuse, altre saranno in dad perché non ci sono altre soluzioni. Si cercherà di venirne fuori. Il problema grosso - ha concluso - non è l'apertura delle scuole ma la gestione di tutta la fase di testing e di screening che è una cosa paurosa". 

"Visto che, a quanto dicono gli esperti, non siamo ancora arrivati al picco di contagi di questa variante Omicron, credo che se non siamo passati alla dad per scelta, ci arriveremo per necessità", è l’opinione del presidente lombardo dell'Associazione Nazionale Presidi, Matteo Loria. "Lunedì, quando riapriranno gran parte delle scuole lombarde - aggiunge - sarà come andare alle Termopili". 

(Unioneonline/D)

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