Saman Abbas non è stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato. Lo scrivono i giudici della Corte d’assise di Reggio Emilia nella motivazione della sentenza sull’omicidio della 18enne di origini pakistane avvenuto a Novellara.

Questo, precisano, «è un elemento che nulla toglie e nulla aggiunge alla gravità del fatto, ma che corrisponde ad una verità che la Corte è tenuta a rilevare».

La Corte a dicembre ha condannato all'ergastolo il padre, Shabbar Abbas, e la madre, Nazia Shaheen, a 16 anni lo zio Danish Ansain. Scarcerati invece i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.

Dietro l’omicidio per i giudici ci sarebbe stata la contrarietà della famiglia allo stile di vita scelto da Saman, che continuava la relazione con il fidanzato Saqib e progettava di fuggire di casa. «Tutto accade e si decide in occasione della perdurante relazione di Saman con Saqib e dell'intenzione della ragazza di andar via di casa».

LA MADRE ESECUTRICE MATERIALE

Secondo i giudici inoltre l’esecutrice materiale del delitto potrebbe essere stata la mamma. «Gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia hanno letteralmente accompagnato la figlia a morire e non si esclude che sia stata la madre l'esecutrice materiale», si legge nelle oltre 600 pagine della sentenza, che motiva le responsabilità dei genitori della ragazza.

Ancora: «Eloquenti ed espressive» sono le movenze dei due, ripresi dalle telecamere del casolare di Novellara, la notte del 30 aprile 2021. La madre, in modo fermo e determinato, bloccando con un gesto risoluto il marito, si inoltra sulla carraia con Saman «per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l'esecutrice materiale». Il marito, che «si mostra tormentato, assumendo atteggiamenti che danno conto della drammaticità di ciò che sta accadendo, ma che lui resta ad osservare, senza far nulla». Confermando così «la sua adesione psicologica piena al fatto».

Il delitto non è premeditato. La decisione, secondo i giudici, sarebbe stata concordata nel corso delle telefonate con lo zio Danish Hasnain la sera del 30 aprile. La decisione è stata assunta la sera stessa dell’omicidio e «in modo del tutto estemporaneo».

Il fratello di Saman, che parlò di una riunione tra parenti per fare i piani per assassinare Saman è ritenuto inattendibile per via delle troppe incongruenze, bugie e false accuse, oltre ai 120 “non ricordo”. Il video del 29 aprile, quello dove si vedono zio e cugini con alcuni strumenti in mano (per l'accusa intenti ad andare a scavare la fossa), secondo la Corte non è una prova anzi ci sarebbero elementi per confermare che stessero andando a fare qualche attività per il loro datore di lavoro. 

(Unioneonline/L)

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