Mentre migliaia di fedeli si radunano in queste ore in Piazza San Pietro per i funerali del Papa emerito Benedetto XVI, Pietro Orlandi annuncia che il 14 gennaio, dalle 16.30 alle 18.30, in Largo Giovanni XXIII, Roma, avrà luogo un sit-in per Emanuela Orlandi. “Noi non rinunceremo mai e continueremo fino alla fine a pretendere verità e giustizia, lo dobbiamo a Emanuela e a tutte le vittime della crudeltà umana”, recita il messaggio di Orlandi, accompagnato da un manifesto pubblicato sui social in cui sono raffigurati i volti di Papa Giovanni Paolo II, Papa Francesco e Benedetto XVI e la frase in basso: “Il silenzio li ha resi complici”. Dall’altro lato del manifesto una foto di Emanuela che suona il flauto.

Il volantino diffuso da Pietro Orlandi (foto Facebook)
Il volantino diffuso da Pietro Orlandi (foto Facebook)
Il volantino diffuso da Pietro Orlandi (foto Facebook)

Recentemente Alì Agca, l’uomo che ha sparato a Papa Wojtyla, ha fatto sapere in una lettera inviata a Pietro Orlandi che dietro il rapimento di Emanuela e Mirella Gregori ci sarebbe stata la volontà di Wojtyla di far convertire la Russia e quindi - secondo Agca - fare accusare i Servizi segreti bulgari e il KBG. L’altra novità riguarda una conversazione “segreta”, risalente al 2009, in cui un ex esponente della Banda della Magliana accusa alcuni alti prelati accendendo nuovamente i riflettori su Renatino De Pedis.

Non è la prima volta che in questa storia entra a gamba tesa la Banda della Magliana. Era stata Sabrina Minardi, ex amante di De Pedis, a raccontare in modo circostanziato il rapimento, coinvolgendo proprio Renatino. Emanuela - diceva Minardi - sarebbe stata prelevata da Renatino su ordine di Monsignor Marcinkus - presidente dello Ior dal 1971 al 1989 -, uccisa e gettata in una betoniera a Torvaianica. Minardi sosteneva di aver accompagnato con la sua macchina Emanuela e di averla consegnata a un sacerdote: «Arriva sta ragazzina: era confusa, non stava bene, piangeva e rideva. All’appuntamento c’era uno che sembrava un sacerdote: scese da una Mercedes targata Città del Vaticano e prese la ragazza. Se l’hai conosciuta, mi rispose, è meglio che te la scordi. Fatti gli affari tuoi».

Minardi riferiva agli inquirenti che la BMW era guidata da un tale Sergio di età compresa tra i 21 e i 24 anni, alto 1.90. Più alto di Renatino e con un fisico sportivo, capelli chiari, occhi verdi. «Molto riservato. Io lo vedevo sempre, faceva l’autista a Renato. Aveva un’Audi Bianca. La BMW la vidi soltanto in quel frangente lì. Sergio l’aveva portata al bar Gianicolo». Sempre secondo quanto dichiarato da Minardi, Emanuela Orlandi sarebbe stata trattenuta all’interno di un’abitazione nei pressi di piazza San Giovanni di Dio, in cui c’era un sotterraneo. Un’abitazione che si trovava, venendo dalla stazione Trastevere, salendo dalla circonvallazione Gianicolense. In merito al sotterraneo dichiarava che era «immenso e arrivava fino all’Ospedale San Camillo. Io lo vidi, ma poi che mi fregava. Insomma, non mi interessava».

Chi ha rapito Emanuela Orlandi? Perché? Come mai il boss della Banda della Magliana Renatino De Pedis è stato tumulato nella cripta della basilica di Sant’Apollinare? Emanuela – ricordiamo - frequentava una scuola di musica proprio in piazza Sant’Apollinare. Non sono mai stati del tutto chiariti i rapporti tra Enrico De Pedis, le alte sfere del Vaticano e della politica di quegli anni, e ancora oggi sono avvolti da una fitta cortina di mistero.

Angelo Barraco

© Riproduzione riservata