Roma, arrestato Candeloro ParrelloAi carabinieri: 'Sono io, non sparate'
Era nell'elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia. Esponente di spicco della 'ndrangheta, è stato bloccato a Roma, dove la sua organizzazione possedeva ville, barche e auto di lussoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
I carabinieri del Ros hanno arrestato, a Roma, Candeloro Parrello, latitante da 10 anni. Il suo nome figurava nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi ed era stato proposto per l'inserimento nell'elenco dei 30. L'uomo, ricercato per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti, è considerato dagli investigatori il referente della 'ndrangheta per i cartelli colombiani dei produttori di droga. Parrello è stato bloccato nel quartiere Montesacro dai carabinieri del Ros di Reggio Calabria e di Roma. Elemento al vertice dell'omonima cosca della 'ndrangheta di Palmi, Candeloro Parrello è l'erede del padre Gaetano, detto «U lupu i notti», assassinato nell'agosto 1986 in un agguato, davanti al suo albergo. L'omicidio avvenne dopo che lo stesso Candeloro era stato aggredito e sfregiato, e scatenò una faida tra la cosca dei Parrello e la famiglia Piccolo.
L'ARRESTO. "Sono Parrello, non sparate". Sono queste le prime parole dette da Candeloro Parrello ai carabinieri del Ros di Reggio Calabria e Roma che oggi lo hanno arrestato, dopo dieci anni di latitanza, nel quartiere Montesacro della Capitale. I carabinieri del Ros erano sulle tracce del latitante da mesi ed avevano individuato nella capitale la zona nella quale avrebbe potuto trovarsi; inoltre avevano individuato i suoi due fiancheggiatori (dei quali non sono state rese note le generalità) e proprio seguendo le mosse dei due uomini, oggi, sono arrivati all'arresto di Parrello. Quando i Ros hanno visto i due incontrare il latitante sono entrati in azione, arrivando da varie strade circostanti. Parrello si è subito reso conto che si trattava di carabinieri e si è arreso senza alcuna resistenza. Secondo gli investigatori, Parrello, negli ultimi anni ha vissuto tra la Calabria e Roma. Per la sua attività di narcotrafficante, sarebbe stato in contatto, oltre che con i produttori colombiani, anche con esponenti della criminalità croata e francese. L'operazione, da quanto si è appreso, è stata possibile anche grazie al coordinamento fatto dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dal suo aggiunto Michele Prestipino che hanno seguito l'inchiesta. Oltre che ad individuare il latitante, il Ros dei carabinieri ha anche svolto un lavoro particolareggiato sulle risorse a disposizione di Parrello, che sono state definite "ingenti".