Con 129 sì, 56 no e 30 astenuti il Senato ha approvato la riforma del codice Antimafia, che ora torna in terza lettura alla Camera.

"Grande soddisfazione", ha commentato il ministro della Giustizia Andrea Orlando per l'approvazione di un provvedimento "che ha avuto una gestazione lunghissima".

LE POLEMICHE - In questi giorni la discussione sul tema era stata molto accesa.

In prima linea nel fronte del no il leader di Ap Angelino Alfano (che ha poi lasciato libertà di voto), poi M5S che si è astenuto (per le regole di Palazzo Madama l'astensione equivale a un voto contrario).

La votazione
La votazione
La votazione

LA CAMERA - Adesso la parola passa ai deputati.

"Mi pare - ha detto Orlando - che la Camera abbia già dato un voto chiaro su questo provvedimento e abbia già svolto un'amplissima discussione: credo ci siano tutte le condizioni per portarlo a compimento".

Se invece il testo verrà di nuovo modificato da Montecitorio, dovrà tornare in quarta lettura a Palazzo Madama, allungando ancora i tempi.

I NODI - Il punto più dibattuto della riforma è quello che prevede il sequestro preventivo dei beni di chi è accusato di corruzione e non soltanto per i mafiosi.

La norma ha suscitato malumori Forza Italia, Ap e anche Pd, e ha raccolto le perplessità del presidente dell'Anac Raffaele Cantone, e di costituzionalisti del calibro di Sabino Cassese.

(Redazione Online/D)
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