"Il 4 giugno 2019 sono arrivata al pronto soccorso del Policlinico così. Questo è il risultato di 4gg di botte incessanti, ovunque".

Si apre così il doloroso racconto di Bea, volontaria della Croce Verde di Baggio che, attraverso le pagine dell'associazione di cui ora è felicemente volontaria, ha voluto raccontare senza veli la sua terribile esperienza. Per far capire, nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che da queste storie si può uscire, che si può tornare a sorridere e a rialzare la testa. E che da un "amore malato", come quello che lei ha vissuto, si può scoprire l'amore vero, quello che lei oggi mette nell'aiutare chi soffre come volontaria.

"E pensare che una di quelle sere sono anche uscita per strada con questa faccia - prosegue Beatrice nel suo racconto -: terrorizzata, senza un telefono, senza occhiali per vedere, con 'l'uomo' al mio fianco che mi teneva il braccio e mi obbligava ad andare nella direzione da lui indicata".

"Abbiamo incontrato un sacco di persone - ha poi aggiunto - ma nessuno si è girato; nessuno ha voluto vedere".

La sua terribile storia, un vero e proprio sequestro durato quattro giorni fra percosse e violenze di ogni tipo, si è conclusa con un volo dalla finestra dell'appartamento dove l'aguzzino la teneva segregata. Precipitata in cortile, completamente nuda, è stata aiutata da una donna, e per quello che lei chiama "l'uomo", dove le virgolette fanno tutta la differenza del caso, si sono aperte le porte del carcere.

"In questo momento, quand'è stata scattata la foto, mi ero addormentata per la prima dose di antidolorifico. Poco dopo avrei rilasciato la denuncia alla polizia tra interruzioni per esami, addormentamenti, telefonate al lavoro. Dagli esami erano risultate: microfratture al cranio e alla mandibola, timpano sinistro perforato, setto nasale fratturato, 2 coste rotte per parte, 3 vertebre rotte (ultima dorsale e prime due lombari), un'ernia del disco; frattura scomposta di calcagno, malleolo, 4° e 5° metatarso del piede destro. Nel momento in cui è stata scattata questa foto non si sapeva se sarei tornata a camminare".

"Invece il Signore ha guardato giù", prosegue poi. "Ha fatto sì che riuscissi a scappare da un balcone al secondo piano, che riuscissi a chiedere aiuto...che mi salvassi e che mi riprendessi alla grande, tutto sommato! E quest'occasione non deve andare sprecata".

"Io mi sono fidata di una persona malata, manipolatoria, cattiva, e l'avevo scelto come mio compagno di vita. Ma alcune persone davvero non possono cambiare. Bisogna riconoscerle e mettersene al sicuro - la conclusione - perché, sì, NOI veniamo prima. Per cui no, non smetterò mai di far sentire la mia voce e mostrare la mia faccia, perché questo non deve MAI accadere".

(Unioneonline/v.l.)
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