Pandemie, il piano del governo Meloni: confermati vaccini e lockdown, stop ai Dpcm
Il testo inviato in Conferenza Stato-Regioni. Il M5S attacca: «È quasi un copiancolla di quello di Conte, siamo feliciPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il Governo Meloni presenta il nuovo Piano nazionale in caso di pandemia, con l’invio del documento alla Conferenza Stato-Regioni.
Il nuovo piano riconosce l'uso dei vaccini ma non come unico strumento di contrasto e prevede restrizioni alla libertà personale (come il lockdown) solo di fronte ad «pandemia di carattere eccezionale».
La novità è che tali misure saranno attuate senza il ricorso ai Dpcm: «È escluso - si legge - l'utilizzo di atti amministrativi per l'adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali. Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee, straordinarie ed eccezionali».
POLEMICHE – Il nuovo piano, però, solleva polemiche politiche. «A quanto si apprende, nella bozza è previsto l'uso dei vaccini e del lockdown in caso di grave emergenza pandemica. Certo, la destra ha dovuto escludere l'uso dei dpcm, per evitare di fare copia e incolla dalle misure anti Covid anche a livello amministrativo, ma per quanto riguarda gli aspetti sanitario e sociale il piano ripercorre fedelmente quanto fatto dal governo Conte durante la pandemia», attacca il Movimento 5 Stelle. Aggiungendo: «Siamo felici che nel momento in cui occorreva tutelare la salute dei cittadini la scienza abbia battuto la propaganda antiscientifica tanto cara a questa destra. Ci sono voluti anni di insulti, accuse e fantasiosi complotti, ma alla fine ci hanno dato ragione».
IL PIANO – Nel dettaglio, il Piano pandemico presentato prevede, come scenario “peggiore”, fino a 3 milioni di ricoveri e oltre 360 mila persone con bisogno di cure in terapia intensiva.
Il Piano ipotizza tre scenari di rischio: due dovuti a virus influenzali e considerati più probabili e il cosiddetto worst-case, il peggiore scenario possibile, poco probabile ma che non può essere escluso in fase di preparazione alla gestione del rischio.
Ecco cosa prevedono i tre scenari.
1) EMERGENZA “LIEVE” - Nel caso di una pandemia da virus influenzale caratterizzato da patogenicità "lieve", i ricoveri potrebbero oscillare da 18.882 a 47.809 mentre gli accessi in terapia intensiva da 2.259 a 5.737. Per quanto riguarda il carico per il servizio sanitario, al picco della curva dei contagi, potrebbero essere necessari tra 1.950 e 22.953 posti letto per i ricoveri ordinari e tra 234 e 2.754 posti in terapia intensiva.
2) EMERGENZA MEDIA – Lo scenario intermedio, collegato a un virus influenzale caratterizzato da patogenicità "moderata", ipotizza dai 103.522 ai 262.948 ricoveri e dai 12.423 ai 31.554 accessi in terapia. Al picco, si prevede un fabbisogno tra 10.728 e 126.242 posti letto per ricoveri ordinari e tra 1.287 e 15.149 in terapia intensiva.
3) EMERGENZA GRAVE - Infine, lo scenario peggiore, che il Piano associa a un coronavirus caratterizzato da patogenicità "grave". In tal caso, i ricoveri complessivi potrebbero oscillare da 570.715 a 3.047.150 e gli accessi in terapia intensiva da 68.697 a 366.787. Al picco potrebbero essere necessari tra 20.986 e 2 milioni di posti letto per ricoveri ordinari e tra 2.779 e 269 mila in terapia intensiva. Il picco di posti letto in terapia intensiva, durante la pandemia da Covid 19 è stato registrato il 3 aprile 2020, quando 4.068 persone erano ricoverate in terapia intensiva.
Le simulazioni, precisa il Piano, tengono conto soltanto delle caratteristiche di un eventuale patogeno e non di altri fattori che possono condizionarne la diffusione. «Pertanto, i dati sono solo indicativi e vanno interpretati con estrema cautela».
(Unioneonline/l.f.)