Si sono svolti a Palermo, in una chiesa dell'Annunciazione semivuota, i funerali di Marcello Cimino, il clochard 45enne bruciato vivo da Giuseppe Pecoraro nella notte tra venerdì e sabato.

Presente alla cerimonia anche il sindaco del capoluogo siciliano Leoluca Orlando, seduto in terza fila con alcuni parenti della vittima.

Don Cesare Rattoballi nel corso dell'omelia ha ricordato la figura di Cimino, ma ha anche puntato il dito contro la povertà e la politica che fa poco o nulla per combatterla.

"Palermo è alla fame", ha denunciato il parroco. "Marcello Cimino era una persona tormentata ma buona, molti qui abbiamo cercato di aiutarlo senza riuscirci", ha aggiunto. Poi il grido di dolore: "Cosa ne abbiamo fatto di lui? Ne abbiamo fatto una torcia umana, Dio abbia pietà di lui e della sua terribile morte. Gli abbiamo tolto la dignità".

"Quella di Marcello - ha continuato il prete - è una fiamma che arde nelle coscienze di tutti noi, che porta con sé le nostre miserie e una denuncia. Palermo è una delle città italiane con più clochard. Sono 2500: può un Comune avere poche risorse per queste problematiche?".

E ancora, riferendosi alla vita di Cimino: "Era un raccoglitore di ferro e un idraulico ma non poteva esercitare nessuna delle attività perché non c'era lavoro, e allo stesso tempo apprendiamo di tante incongruenze di politici, di corruzione, di tangenti".

Non sono mancati i momenti di tensione, quando uno dei presenti alla messa ha iniziato urlare rivolto alle telecamere: "L'assassino deve fare la stessa fine di Marcello. Nemmeno gli animali si trattano così".

Alla fine dell'omelia la moglie del clochard, Iolanda, e le figlie, entrambe minorenni, si sono avvicinate al sindaco Orlando ringraziandolo per la vicinanza e per la decisione del comune di Palermo di costituirsi parte civile nel processo contro l'assassino. "Solo lui ci è stato vicino - hanno detto - e per questo lo ringraziamo".

CLOCHARD ARSO VIVO, LA CONFESSIONE DELL'ASSASSINO - VIDEO

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