Orlandi e Gregori, l’ex giudice in Commissione e la pista della Stasi: «Sono state sacrificate»
Ilario Martella in audizione: il regime bulgaro voleva distrarre l'attenzione dell’opinione pubblica dopo l’attentato al PapaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Ci sono elementi tali da ritenere che le due ragazze sono state sacrificate a qualcosa di incredibile, alla ragion di Stato», qualcosa che lo stesso Giovanni Paolo II ebbe a definire come «un intrigo internazionale».
Lo ha detto l'ex giudice Ilario Martella, sentito dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, che ha così ribadito le sue ipotesi inquisitorie sulla cosiddetta pista bulgara, quella riconducibile alla Stasi. Martella ha indagato sia nel caso dell'attentato a Giovanni Paolo II, avvenuto il 13 maggio del 1981, sia su quello della sparizione della Orlandi e proprio da questo collegamento è partito in audizione, prima di rispondere alle domande dei commissari. Martella ha ricostruito gli avvenimenti del 13 maggio in piazza San Pietro che hanno avuto come protagonista Alì Agcà, ma forse anche «un secondo uomo, un complice», che avrebbe esploso un ulteriore colpo, portando a tre le pallottole esplose quel giorno.
«Qui Wojtyla ci ha giocato un brutto scherzo - ha anche commentato Martella - incastonando una delle pallottole nella Madonna di Fatima», sottraendola così alle indagini. Fatto sta che l'attentato si collega al caso Orlandi, secondo Martella, perché il regime bulgaro voleva distrarre l'attenzione dai suoi servizi e in particolare dalla figura di Sergej Antonov. Ecco perché, quindi, la Stasi si sarebbe incaricata di «creare episodi di distrazione dell'opinione pubblica» come, appunto, le scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi. «La Stasi – rievoca pure – era una organizzazione criminale di tutto rispetto, non solo io ero pedinato ma ho ricevuto anche minacce».
Per quanto riguarda il destino poi delle ragazze, secondo Martella, come testimoni erano comunque «pericolose» e da qui le sue parole che sarebbero state «sacrificate», a causa proprio di quell'«intrigo internazionale» di cui avrebbe parlato Giovani Paolo II nella visita per il Natale in casa degli Orlandi nel 1983. «Credo siano state sacrificate – ha detto Martella - uccise non subito, ma magari dopo un po'. Tenerle in vita sarebbe stato pericoloso perché avrebbero potuto essere dei testimoni fondamentali...». Quanto al Vaticano, Martella si è detto convinto che abbia dei «dossier», anche se, ha aggiunto: «Non credo sia tanto coinvolto, non almeno quanto si è cercato di dire ultimamente, però avendo Wojtyla parlato di intrigo internazionale, qualche elemento doveva averlo». Anzi, ha addirittura proposto: «Sarebbe interessante se intervenisse l'attuale Pontefice per spiegare se quello che aveva detto Giovanni Paolo II era vero».
In Commissione, presieduta dal senatore Andrea De Priamo, sono state audite anche la figlia di Martella, che è stata a sua volta oggetto di minacce, e Adele Rando, la giudice che si è occupata del caso Orlandi dal '90 al '96, e ha indagato sulla pista russo e tedesca, su quella dei Lupi grigi ed anche sull'ex gendarme, Raul Bonarelli. Entrambe le donne hanno chiesto però di secretare le loro audizioni.
(Unioneonline/D)