Sono tre gli episodi finiti sotto la lente d'ingrandimento della procura di Trapani che due giorni fa ha disposto il sequestro della nave Iuventa, della ong tedesca Jugend Rettet.

Il primo risale al 10 settembre dell'anno scorso: l'equipaggio della Iuventa avrebbe imbarcato "140 migranti provenienti dalle acque territoriali libiche che si trovavano su una nave che, dopo il trasbordo, si allontanava verso le coste della Libia con due uomini a bordo". Le 140 persone venivano poi trasferite sulla motonave Vos Hestia, che due giorni dopo approdava al porto di Trapani.

Il secondo episodio è più recente, del 18 giugno scorso: componenti dell'equipaggio della Iuventa "dopo aver partecipato - scrive il gip nell'ordinanza - alle operazioni di soccorso dei migranti che si trovavano a bordo di tre imbarcazioni, riconsegnavano, dopo averle legate tra loro, le suddette imbarcazioni ai trafficanti libici". Una di quelle tre barche sarebbe stata utilizzata pochi giorni dopo per trasportare altri migranti.

Sempre del 18 giugno il terzo episodio: si tratterebbe di un incontro tra alcuni membri della ong e trafficanti libici. "Dapprima si incontravano in acque internazionali - scrive il gip - quindi facevano momentaneo ritorno presso la motonave e, da ultimo, si incontravano nuovamente con i trafficanti libici che questa volta scortavano un'imbarcazione con a bordo dei migranti che venivano trasbordati sulla Iuventa". Al termine delle operazioni i trafficanti "prelevavano il motore dall'imbarcazione utilizzata dai migranti e facevano ritorno in acque libiche".

Ci sono inoltre alcune intercettazioni in cui pare che i membri dell'equipaggio della nave volessero nascondere l'identità degli scafisti.

Intanto, l'avvocato della ong tedesca, Leonardo Marino, ha annunciato che gli attivisti faranno ricorso contro il sequestro preventivo dell'imbarcazione.

I membri dell'equipaggio della Iuventa si trovano tutti a Lampedusa.

Al momento nell'inchiesta non ci sono indagati, si procede dunque contro ignoti per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

IL VICE DI SARRAJ - Intanto per il vice presidente del Consiglio presidenziale della Libia, Fathi Mujbari, la decisione di Fayez Serraj di autorizzare la missione navale dell'Italia in acque libiche non rappresenta né riflette la volontà presidenziale e del governo di unità.

Secondo il politico, gli accordi bilaterali non consentono questo tipo di intervento e ha chiesto quindi lo stop immediato della "violazione della sovranità libica", invocando il rispetto dei trattati internazionali e degli accordi tra i due Paesi.

(Redazione Online/L)

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IL SEQUESTRO:

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