"Alcuni hanno affermato che con la mia presenza qui stia traumatizzando nuovamente la famiglia Kercher e profanando la memoria di Meredith, ma si sbagliano". Così Amanda Knox, partecipando a Modena al Festival della Giustizia Penale.

"So che molte persone pensano che io sia cattiva - ha aggiunto la giovane statunitense puntando il dito contro il linciaggio mediatico - che nonostante la mia assoluzione emessa dalla Corte di Cassazione rimango una figura controversa per l'opinione pubblica, soprattutto e specialmente qui in Italia. I media hanno concentrato l'attenzione su di me e ai poliziotti serviva un colpevole".

Poi la rivelazione e la sua versione dei fatti: "Quando ero in carcere ho pensato al suicidio e tutta la mia famiglia è rimasta sconvolta da quanto successo. Il fatto che io continui ad essere considerata colpevole dimostra quanto possano essere potenti le narrazioni false. Il primo novembre 2007 un ladro di nome Rudy Guede è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso la mia coinquilina, il suo Dna è stato rilevato in tutta la scena del crimine. Ha lasciato le impronte digitali sul corpo della vittima ed è stato processato e condannato". Poi l'affondo senza giri di parole: "Molte persone non hanno mai sentito il suo nome e non sanno nemmeno chi sia". Assieme alla Knox erano stati accusati anche Raffaele Sollecito (studente universitario in Informatica) e Patrick Lumumba (titolare del bar dove Amanda lavorava), tutti assolti dopo anni di processo. Guede sta, invece, scontando 16 anni di carcere.

(Unioneonline/M)
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