«Lei era disinibita, lui era innamorato perdutamente e si sentì usato».

Sono le motivazioni, rese note oggi dal Corriere, della sentenza che ha negato l’ergastolo a Davide Fontana, il 44enne che nel gennaio 2022 massacrò la 29enne Carol Maltesi durante le riprese di un film hard nella sua casa a Rescaldina, nel Milanese.

La ragazza fu colpita a martellate e sgozzata, il cadavere dopo essere stato sezionato fu gettato in un burrone nel Bresciano, dove fu ritrovato dopo un paio di mesi. Il movente? Lei aveva deciso di allontanarsi da lui e di trasferirsi a Verona dal figlio di sei anni.

Fontana è stato condannato a 30 anni di carcere, escluse le aggravanti della premeditazione, dei motivi abbietti e le sevizie. Secondo i giudici del Tribunale di Busto Arsizio, l’uomo non ha agito con crudeltà né premeditazione, ha ucciso per ragioni che «in senso giuridico» non sono abiette né futili. Si era reso conto che ormai, «dopo averlo in qualche misura usato», Carol Maltesi «si stava allontanando da lui, scaricandolo». E l’idea di «perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l'amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva, poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile».

Carol, in sostanza «si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali» e questo «ha scatenato la reazione omicida». Fontana fu spinto ad uccidere «non dalla gelosia ma dalla consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato usato e messo da parte».

(Unioneonline/L)

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