Parroco aggredito sul sagrato della chiesa: nell’omelia si era scagliato contro lo spaccio di droga
Vittima don Guido Quintieri: «Ha avuto il coraggio di denunciare, con parole chiare e ferme, le difficoltà e le ferite sociali che segnano quella piccola comunità»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Aggressione contro un parroco sul sagrato della chiesa al termine della messa domenicale. Succede a Bonifati, in provincia di Cosenza. A darne notizia è un comunicato della diocesi di San Marco Argentano nel quale la comunità diocesana e il vescovo monsignor Stefano Rega esprimono solidarietà a don Guido Quintieri. «Nei giorni scorsi, sul sagrato della chiesa del Rosario, don Guido è stato vittima di un'aggressione. Un gesto grave che ha scosso profondamente la comunità parrocchiale e tutta la cittadinanza. Durante le celebrazioni della Settimana Santa, don Guido aveva avuto il coraggio di denunciare, con parole chiare e ferme, le difficoltà e le ferite sociali che segnano quella piccola comunità. La sua voce si è levata contro l'indifferenza e il silenzio, richiamando tutti alla responsabilità, alla solidarietà e al rispetto della dignità di ogni persona».
Il giovane sacerdote, da quanto si è potuto apprendere, ha denunciato nelle sue omelie il dilagare del fenomeno dello spaccio della droga che non risparmia i piccoli centri. Il vescovo Rega «a nome proprio e dei confratelli sacerdoti - riporta la nota - esprime piena solidarietà a don Guido e alla comunità parrocchiale, manifestando vicinanza e sostegno in questo momento di prova. Nel condannare fermamente ogni forma di violenza, richiama il valore irrinunciabile della pace e della concordia, ricordando che ogni gesto, ogni parola, ogni azione deve essere seminatrice di riconciliazione e di speranza. Il Vescovo invita a pregare anche per chi ha compiuto l'aggressione, riconoscendo in quel gesto un momento di profonda fragilità e bisogno di misericordia». «Continuiamo a camminare insieme - sottolinea il presule - come comunità che crede nella forza del Vangelo e nella luce della carità».
Sulla vicenda indagano i carabinieri.
«Domenica invitavo a non 'farci rubare la gioia' – racconta lo stesso don Quintieri -. Ribadisco l'invito innanzitutto alla comunità parrocchiale di Bonifati che ringrazio per la vicinanza e solidarietà espressami in tutti i modi. Persone generose, dalla fede autentica che sa andare oltre i soliti stereotipi di una religiosità intrappolata da percorsi processionali o di come le statue debbano affacciarsi alle finestre delle case. Una comunità che sa comprendere le fragilità di chi, purtroppo - aggiunge il sacerdote - si è lasciato vincere dalle dipendenze, per questo ciò che conta, oltre alla denuncia di questi mali come ricordavo il Venerdì Santo, per chi crede è la preghiera, prima fra tutte l'Eucarestia che intendo celebrare proprio per colui che non consapevole del gesto si è lasciato vincere dalla violenza causata da questi mali endemici. Probabilmente la reazione violenta nei miei confronti sarà scaturita dal mancato affaccio della statua alla finestra della propria abitazione: personalmente non vado a rintracciarne i motivi e invito a fare altrettanto. Abbiamo bisogno di gesti concreti di speranza, perché essa 'va organizzata' come ci ha insegnato Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo che stiamo vivendo».
«Sono convinto - prosegue il parroco - che il primo gesto concreto per organizzarla è il perdono. Non dobbiamo avere paura di nascondere le nostre fragilità per timore che venga rovinata la reputazione di un luogo, ma saperle riconoscere e cercare di curarle con l'impegno di tutti, nessuno escluso. Una comunità esente da fragilità e piaghe non esiste.Voglio ringraziare tutti per le espressioni di solidarietà e di vicinanza, primo fra tutti il mio vescovo Stefano e l'intero presbiterio diocesano. Vi assicuro che sentire la vicinanza di tanti amici e conoscenti vicini e lontani mi ha aiutato molto». Don Guido invita poi la stampa «a non cedere - dice - alla tentazione di strumentalizzare questi fatti di cronaca semplicemente perché attirano l'attenzione dei lettori. Sono stato educato e formato alla bellezza e sono anch'io fermamente persuaso che organizzare la speranza significa anche riconoscere e condividere il bene ed il bello, perché solo quando questo farà più notizia della violenza ci ritroveremo a sperimentare una comunità più bella e fraterna».
(Unioneonline)