C’è anche l’”effetto lente” tra le possibili cause dell’incendio che si è scatenato alla Torre dei Moro la scorsa domenica a Milano.

E’ un’ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti: un oggetto di vetro, forse una bottiglia lasciata sul balcone dell'appartamento al 15esimo piano da cui sono scaturite le fiamme, potrebbe aver riflesso i raggi solari su un altro oggetto, probabilmente un rifiuto facilmente infiammabile, che per le alte temperature avrebbe iniziato a bruciare. 

Si cercano ulteriori prove, mentre è stata accantonata definitivamente la teoria del cortocircuito: il proprietario dell'abitazione e suo figlio, che viveva lì, hanno messo a verbale che la corrente elettrica era staccata (conferma che sarebbe arrivata dall'analisi sui consumi) così come il custode del palazzo.

Oltre a cercare di capire le cause del rogo, vigili del fuoco e squadra di polizia giudiziaria del dipartimento guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano indagano sulla sicurezza dello stabile: gli inquirenti dovranno ascoltare i responsabili della Moro Real Estate, che ha realizzato la Torre, e quelli della Aza Corp (ex Aghito Zambonini) che si è occupata del rivestimento esterno, bruciato in pochi minuti perché fatto di "materiale altamente infiammabile". Diversi gli elementi, secondo i pm, che hanno reso la Torre "insicura". 

Alcuni legali hanno depositato intanto le nomine per le "persone offese", ossia i condomini che vivevano nella Torre, gran parte dei quali ha perso tutto. Se verranno disposti accertamenti irripetibili da parte della Procura, che potrebbe nominare esperti per le analisi, le persone offese, i legali e i consulenti potranno prendervi parte.

(Unioneonline/D)

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