L’ex numero uno della mala milanese Renato Vallanzasca ha “tuttora un carattere intemperante” e per questo gli è stata negata la semilibertà.

La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano, viene reso noto, è stata presa anche a seguito di un diverbio che Vallanzasca ha avuto con un agente della penitenziaria durante "il controllo delle urine", lo scorso agosto, di ritorno a Bollate da un permesso premio, e per il quale è stato "sanzionato con il richiamo".

Una precedente istanza era stata sempre bocciata dai giudici milanesi con conferma della Cassazione nel marzo 2021. Decisione che i giudici (D'Elia-Odorisio e due esperti) riportano anche in questo provvedimento, richiamando sempre quel tentativo di rapina del 2014 (di mutande e altri pochi oggetti) in un supermercato a Milano, quando era in semilibertà. E specificando che l'ex bandito della Comasina non ha ancora mostrato "comportamenti positivi" di ravvedimento, "da cui poter desumere l'abbandono delle scelte criminali".

È mancato anche il "risarcimento del danno" alle vittime dei reati che ha commesso e non è stata dimostrata la "impossibilità di adempiere" alle obbligazioni civili. E, spiega ancora il Tribunale, sebbene Vallanzasca, come risulta dalle relazioni, sia "un uomo provato", sia nel fisico che nella mente, "segnato ovviamente da circa 50 anni di carcere", va detto che "le condizioni di salute del detenuto non possono avere rilievo" per concedere ciò che chiede. Tra l'altro, nei giorni scorsi il pm delle esecuzioni Adriana Blasco ha chiesto di applicare a Vallanzasca altri 6 mesi di isolamento diurno sulla base del calcolo del cumulo pene.

Oltre a richiamare il provvedimento del 2020 in cui si affrontava il tema della "pericolosità" di Renato Vallanzasca, i giudici della Sorveglianza di Milano riportano le relazioni dell'equipe del carcere nelle quali si dice che l'ex boss della Comasina negli ultimi due anni ha tenuto una "condotta abbastanza corretta" e si sta "'ritirando in sé stesso". 

(Unioneonline/D)

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