Dopo il no all'istanza per il risarcimento danni i parenti delle vittime del disastro Moby Prince scrivono alle istituzioni. Si rivolgono al Capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e ai presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati per chiedere un intervento.

"Come familiari riteniamo che le affermazioni riportate nella sentenza della sezione civile del Tribunale di Firenze siano gravissime e precludano la possibilità di avere giustizia in questa vicenda come in tutte le vicende mai chiarite nella storia della nostra Repubblica", scrivono Luchino e Angelo Chessa, presidenti dell'associazione 10 Aprile-Familiari vittime Moby Prince Onlus, e Loris Rispoli, presidente dell'associazione 140, annunciando anche il ricorso in appello dopo il rigetto dell'istanza per prescrizione.

Il tribunale di Firenze, come spiega Luchino Chessa, ha respinto la loro azione "giustificando il fatto che l'ultimo processo della sezione penale della Corte di Appello di Firenze risulta chiuso a febbraio 1998, e, cosa di una gravità estrema, considerando la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul Moby Prince unicamente un atto politico".

Lo scopo della causa, spiega Chessa, "era quello di mettere in evidenza le responsabilità da parte di chi nella notte del 10 aprile 1991 avrebbe dovuto controllare il porto di Livorno e soccorrere le persone presenti sul Moby Prince. Ricordiamo infatti che la l'assenza dei soccorsi ha contribuito alla morte, dopo atroci sofferenze, dei passeggeri e dei membri dell'equipaggio del traghetto".

Proprio le risultanze del lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta, "scardinando le verità processuali del passato", hanno portato i familiari delle vittime a chiedere i danni allo Stato. "Non ci fermeremo neanche dopo questo ennesimo colpo".

Gli scriventi chiedono alle istituzioni un "intervento pubblico, viste anche le belle parole pronunciate da tutti in occasione dell'anniversario del 10 aprile scorso".

"Serve un atto concreto dello Stato", incalza il vicepresidente della Commissione d'inchiesta Luciano Uras.

"In quella causa per risarcimento, di cui si è occupato per competenza il Tribunale di Firenze, ci sarebbe voluto lo Stato affianco ai familiari delle vittime, vicino alla sofferenza, ci sarebbe voluta una nuova comprensione, oggi sempre più necessaria a costruire la fiducia tra le persone e l'autorità pubblica. Purtroppo, invece, lo Stato ha avuto il ruolo di controparte", osserva il parlamentare. "In questo senso, partendo dal lavoro impegnativo della Commissione, vale chiedere ascolto, ancora una volta. Sentire e capire i familiari delle vittime, le loro associazioni, perché l'ansia di giustizia che insieme tutti abbiamo mosso con l'inchiesta parlamentare, produca, finalmente, un atto concreto e conseguente, del Governo e del Parlamento".

(Unioneonline/L)
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