Prima l’autopsia, poi la salma di Matteo Messina Denaro, il superboss della mafia morto all’età di 61 anni, tornerà in Sicilia per la sepoltura.

L’esame autoptico è stato affidato al medico legale Christian D'Ovidio, con un imponente schieramento di forze dell’ordine – carabinieri, polizia, esercito, finanza e polizia penitenziaria – davanti e all’interno dell’obitorio dell’Aquila.

Completati gli accertamenti, il feretro di Messina Denaro partirà alla volta della Sicilia.

Il questore di Trapani ha vietato il funerale pubblico per il boss. Le esequie, dunque, si svolgeranno in forma privata nel camposanto di Castelvetrano, il suo paese.

Intanto, ora che il boss è deceduto, in molti si interrogano sui misteri che ha lasciato dietro di sé.

Uno su tutti: «L'eredità del suo potere criminale a chi andrà?». A porre la domanda è Massimo Russo, magistrato – oggi alla Procura dei minori a Palermo – che per un decennio ha coordinato indagini nella mafia trapanese da sostituto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Russo, originario di Mazara del Vallo, spiega che «nel dopo Messina Denaro l'eredità del potere sarà una questione cruciale per la mafia in provincia e non solo. Ci sarà una successione in ambito prettamente familiare, oppure coinvolgerà altre persone? Bisognerà, certamente, continuare a indagare su tutto questo e sul suo patrimonio».

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata