I familiari di Raffaele e Antonio Russo e di Vincenzo Cimmino, i tre napoletani scomparsi in Messico a fine gennaio, chiedono che venga fatto l'esame del Dna ai cinque cadaveri smembrati che sono stati ritrovati dalla polizia vicino a Chilapa, nello Stato di Guerrero.

La paura è che si tratti dei loro cari e per questo vogliono che vengano effettuati gli accertamenti.

I resti delle cinque persone erano all'interno di alcune buste di plastica su un Suv parcheggiato sul ciglio di un sentiero.

Per i media locali, gli omicidi sono da ricondurre alla faida tra i due gruppi criminali dei Las Ardillas e Las Rojos, in guerra per il controllo della cosiddetta "gomma di oppio", che serve per fabbricare l'eroina.

I tre napoletani, secondo le ultime informazioni, sono stati consegnati a una banda, dietro il pagamento di denaro, da parte di alcuni agenti di polizia corrotti.

Russo, che vendeva generatori elettrici di bassa qualità nella zona di Tecalitlan, avrebbe fatto una consegna a un personaggio pericoloso e la malavita si sarebbe vendicata facendo sparire lui, il figlio e il nipote.

(Unioneonline/s.s.)

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