Mazzette per assicurarsi i servizi funebri e per far vedere ai parenti le salme dei pazienti risultati positivi al Covid, falsi certificati di malattia per medici e pazienti e furti di materiale di pulizia e sanitario che poi veniva rivenduto.

È quanto è emerso da un'indagine dei carabinieri all'interno dell'ospedale di Saronno, in provincia di Varese, che ha portato a 10 misure cautelari, compresi tre arresti, uno dei quali in carcere. A far partire le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Saronno e coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, è stata la segnalazione alla direzione sanitaria da parte di un dipendente, nel 2020, su una somma di denaro che sarebbe stata elargita a un addetto all'obitorio oggi in carcere, da parte di un impresario di onoranze funebri del luogo. Da lì sono iniziate le intercettazioni telefoniche e video e la raccolta di testimonianze fra i dipendenti dell'ospedale.

Per i militari sono almeno quattro i titolari di pompe funebri che elargivano denaro agli addetti dell'obitorio perché spingessero i parenti dei defunti alla scelta dell'impresa e anche per mostrare ai familiari i morti risultati positivi al Covid, violando così le norme anti-contagio allora vigenti.

Durante l'inchiesta i carabinieri hanno poi aperto altri filoni. Il primo riguarda due medici di Ats accusati di fornire falsi certificati di malattia, l'uno a beneficio dell'altro (perché potesse aiutarlo nel suo studio) e, su richiesta, ai pazienti. Per loro è scattata l'interdizione all'esercizio della professione per un anno. Il secondo riguarda altri due dipendenti della struttura scoperti a rubare materiale sanitario di proprietà dell'ospedale, per poi rivenderlo. Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono corruzione, peculato, furto, truffa e falsità ideologica.

(Unioneonline/D)

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