Nel giorno dell'anniversario della strage di via D'Amelio a Palermo, in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta - Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina - il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda la figura del magistrato.

"La limpida figura del giudice Borsellino - che affermava che chi muore per la legalità, la giustizia, la liberazione dal giogo della criminalità non muore invano - continuerà a indicare ai magistrati, ai cittadini, ai giovani la via del coraggio, dell'intransigenza morale, della fedeltà autentica ai valori della Repubblica", si legge nella dichiarazione del capo dello Stato.

"A distanza di tanti anni - prosegue la nota - non si attenuano il dolore, lo sdegno e l'angoscia per quell'efferato attentato contro un magistrato simbolo dell'impegno contro la mafia, che condivise con l'amico inseparabile Giovanni Falcone ideali, obiettivi e metodi investigativi di grande successo. Borsellino rappresentava, con la sua personalità e i suoi comportamenti, tutto ciò che la mafia e i suoi accoliti detestano e temono di più: coraggio, determinazione, incorruttibilità, senso dello Stato, conoscenza dei fenomeni criminali, competenza professionale. Accrescevano la sua fama di magistrato esemplare la semplicità e la capacità di fare squadra, lontano da personalismi e desideri di protagonismo. Vi si aggiungeva la ferma volontà di andare avanti, di non arrendersi anche di fronte a rischi, ad attacchi, a incomprensioni e ostilità. Sono particolarmente vicino - conclude il capo dello Stato - ai figli di Paolo Borsellino in questa triste ricorrenza. Come sperimentano quotidianamente, nulla può colmare una perdita così grave".

Tantissimi i messaggi in occasione di questa tragedia, avvenuta nel 1992, da parte di varie autorità dello Stato. "I valori per cui Borsellino si è battuto fino all'estremo sacrificio - dichiara Elisabetta Casellati, presidente del Senato - oggi più che mai ci ricordano che lottare contro le mafie significa difendere la nostra società. Dopo l'emergenza sanitaria i clan sono pronti a fare da banca per aziende in crisi e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro. Un rischio che lo Stato non può e non deve permettere".

(Unioneonline/s.s.)
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