Ucciso a sprangate per due euro.

Sono agghiaccianti i dettagli dell'omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne massacrato di botte lo scorso venerdì sera ad Alatri, in provincia di Frosinone, così come viene raccontato dai testimoni.

Da quello che emerge dalla deposizione della barista e della cassiera, che lavoravano quella sera nel locale, tutto è cominciato quando un "albanese" (che poi si è rivelato essere un italiano, Memmo Paniccia) ha iniziato a scaldarsi perché pretendeva di pagare un cocktail due euro.

Emanuele è lì con la fidanzata Ketty, e sta aspettando quattro shot di tequila.

A un tratto Paniccia, forse alterato da alcol e droga, comincia a spintonarlo.

"Il mio ragazzo reagisce e lo allontana", racconta Ketty. Allora inizia la prima rissa, all'interno del bar: Morganti viene preso a schiaffi da amici di Paniccia (anche loro definiti "albanesi" ma in realtà tutti italiani) e dai buttafuori che, secondo la testimonianza di un altro amico di Emanuele, lo colpiscono con un manganello.

A quel punto Emanuele cerca di uscire e lì comincia il suo incubo. Viene raggiunto da dieci persone, tra cui Paniccia, l'amico Mario Castagnacci, il padre di quest'ultimo e Paolo Palmisani.

Nella rissa violentissima, dove spunta anche una "chiave per sbullonare le ruote", qualcuno - (secondo gli inquirenti Castagnacci figlio) colpisce Emanuele con un pugno dietro la testa, facendolo sbattere contro il cofano di un'auto. A nulla serve l'intervento degli amici, Emanuele è esanime e morirà dopo due giorni di agonia.

Castagnacci junior, Palmisani e Paniccia verranno poi arrestati.
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