L'ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato condannato a due anni per peculato e falso nell'inchiesta sullo scandalo scontrini, che già gli era costato il posto in Campidoglio.

La Corte d'Appello capitolina ha ribaltato la sentenza del Tribunale di primo grado, che aveva assolto l'ex primo cittadino.

Nel mirino della procura erano finite 56 cene che Marino aveva saldato con la carta di credito del Campidoglio, spacciandole per incontri istituzionali.

Alcune di quelle cene sono state ritenute dai giudici private, l'ex sindaco si sarebbe seduto a tavola con amici e parenti, spendendo in totale 12700 euro.

Ignazio Marino è stato invece assolto, come chiedeva anche la procura, per la presunta truffa relativa ai compensi per alcuni collaboratori della sua Onlus Imagine.

In aula era presente anche l'ex sindaco, la sentenza è arrivata dopo oltre due ore di camera di consiglio.

Marino deve anche risarcire il comune di Roma, che si era costituito parte civile, ed è interdetto dai pubblici uffici per l'intera durata della condanna.

L'EX SINDACO - Parla di "sentenza politica" l'ex primo cittadino della Capitale. "La Corte d'Appello condanna oggi l'intera attività di rappresentanza del sindaco di Roma. In pratica - dichiara Marino in una nota - i giudici sostengono che in 28 mesi di attività il sindaco non abbia mai organizzato cene di rappresentanza ma solo incontri privati, un dato che contrasta con la più ovvia realtà e la logica più elementare". E ancora: "Non posso non pensare che si tratti di una sentenza dal sapore politico proprio nel momento in cui si avvicinano due importanti scadenze elettorali per il Paese e la Regione Lazio. Sono amareggiato ma tranquillo, non ho mai speso un euro pubblico per fini privati: continuerò la mia battaglia per la giustizia in Cassazione".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata