Importanti novità sul caso di Madalina Pavlov, la 21enne - che viveva a Reggio Calabria - ritrovata senza vita dopo essere precipitata da una palazzina in via Bruno Buozzi 5F.

Non ci sarà nessuna archiviazione, le indagini sono state prorogate per altri 60 giorni "perché il gip si è reso conto che sono passati troppi anni e quindi la polizia giudiziaria deve fare attività investigativa intensa", ha precisato l’avvocato Andrea Casto a Radio Cusano Campus. Sarà effettuato un approfondimento investigativo su alcuni oggetti rinvenuti sulla scena del crimine.

L’opposizione all’archiviazione, ricordiamo, era stata presentata dall’avvocato Antonio Petrongolo, all’epoca legale della famiglia, oggi legale rappresentante del fratello di Madalina, coadiuvato dal Crime Analysts Team (CAT), gruppo di esperte formato da Mary Petrillo, psicologa e criminologa, coordinatrice nazionale; Rossana Putignano, psicoterapeuta, responsabile divisione Sud; Aida Francomacaro, psicoterapeuta esperta in psicologia forense.

Casto, attualmente avvocato di Gabriella Agafia Cutulenco, mamma di Madalina, insieme al CAT continueranno la loro attività di indagine per far luce su una morte che ha tutti gli elementi riconducibili a un omicidio e sicuramente non a un suicidio.

Il legale, nel corso della trasmissione "La Storia Oscura" condotta da Fabio Camillacci, ha sottolineato che l’ipotesi investigativa rimane ancora l’istigazione al suicidio ma le indagini potrebbero svelare nuovi scenari.

Madalina era una ragazza piena di sogni, speranze e progetti per il futuro. Trascorreva le giornate a Reggio Calabria con la sorella e la madre, condividendo con loro una modesta casa; piena di fotografie, ricordi e soprattutto ricca di una quotidianità che faticosamente avevano costruito. Nel tempo libero lavorava in una pizzeria di corso Vittorio Emanuele, riuscendo così ad essere indipendente e potersi gestire autonomamente le proprie finanze.

Era molto attenta nel sociale e le iniziative che si svolgevano in città le seguiva attivamente. Il 21 settembre del 2012, dopo aver terminato il suo turno lavorativo alle 15, Madalina incontra il suo ex fidanzato in un bar. I due conversano fino alle 17.45, poi si salutano e il giovane torna al lavoro rimanendoci fino a tarda sera. Madalina invece telefona a un’amica che vive a Napoli e le confessa con entusiasmo che finalmente sta per realizzare il suo sogno di trasferirsi in Australia.

Sono le 19 e avrebbe dovuto andare al avoro ma non ci arriverà mai perché alle 20.30 il suo corpo precipita dal tetto di via Bruno Buozzi. Vicino al cadavere viene ritrovata la sua borsa con il telefonino, il portafoglio e un bigliettino contenente la scritta "via Bruno Buozzi" con la chiave della porta del terrazzo.

Come mai Madalina si trovava lì? Chi o cosa l’ha condotta in quella palazzina e per quale motivo? È una domanda che ancora oggi non sembra aver trovato alcuna risposta. Sono tanti gli elementi che escluderebbero la tesi del suicidio. Ogni anno a Reggio Calabria si svolge un’importante manifestazione chiamata Happy Run. La sera in cui è morta Madalina era in corso l'evento e partecipavano tante associazioni, compresa la Unitalsi, alla quale era iscritta la stessa Madalina in qualità di socia-volontaria.

Tutti conoscevano il forte senso di riscatto di Madalina e il suo inserimento all’interno di questo gruppo le permetteva di rapportarsi con la gente, dedicarsi al prossimo, mostrare il suo altruismo e avere un ruolo importante a Reggio Calabria.

Come mai la sera del 21 settembre 2012, la ragazza non partecipa alla manifestazione sul Lungomare Falcomatà? Il palco era collocato a circa 300 metri in linea d’aria da via Bruno Buozzi e i cittadini uscivano intorno alle 20.30 per ritirare il kit per la corsa. Nessuno ha visto Madalina quella sera? Nessuno ha sentito nulla di strano?

Nel dicembre del 2016, l’avvocato Petrongolo – a suo tempo legale della famiglia Pavlov - ha ricevuto direttamente nella cassetta delle lettere del suo studio romano una missiva anonima. Un foglio piegato in quattro in cui c’era scritto: "Avvocato, le scrivo questa lettera per farle sapere alcune verità sul caso di Madalina. Non voglio apparire ma neanche portarmi sulla coscienza le cose che so. Madalina aveva iniziato una relazione con un uomo molto più grande di lei, con interessi nel palazzo. I due si vedevano in un appartamento del palazzo – continua la lettera - Madalina voleva non nascondersi più e lasciarlo se lui voleva continuare a vederla di nascosto. Diceva che avrebbe parlato se lui non si fosse deciso – continua la missiva anonima - L’uomo è molto più grande di lei, uno che non vuole essere nominato, ha la sua famiglia e le sue cose, soprattutto cose. Attaccato al materiale. Uno in vista. Lui è uno conosciuto come persona perbene, un insospettabile. È scuro di pelle, di mezza età con un viso particolare. Conosco questi particolari perché io e Madalina eravamo amiche. Speravo che arrivaste alla verità ma gli anni passano. Un’amica".

Chi ha inviato la missiva anonima? Come fa a conoscere questi dettagli sulla vicenda?

Angelo Barraco
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