Salgono l'indignazione e la rabbia dei parenti delle persone morte nell'incendio all'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli venerdì scorso. A provocare i danni, secondo alcuni di loro, non sarebbe stato soltanto il fumo, ma anche il corto circuito provocato dalle fiamme, che potrebbe aver mandato in tilt apparecchiature fondamentali per la sopravvivenza di alcuni pazienti.

Ad esserne convinta è anche Barbara Ilari, figlia di Giuseppina Virginia Facca, morta durante il rogo: «In camera mortuaria ho potuto riconoscere il corpo di mia madre, che aveva 84 anni ed era ricoverata e intubata in ospedale: la sua vita era legata a quella macchina, questo mi avevano sempre detto i medici».

Sul corpo dell’84enne, entro mercoledì, dovrà essere effettuata l'autopsia, visto che nelle prossime ore sarà conferito dalla Procura di Tivoli l'incarico al medico legale e ad un tossicologo.

«Se durante l'incendio c'è stato un black out e i macchinari non hanno funzionato, è molto possibile che mia mamma sia morta per questo - prosegue Barbara Ilari -. Quindi mi chiedo a cosa serva un tossicologo per l'autopsia, visto che le cause della morte potrebbero non essere legate solo al fumo ma anche ad altri elementi come questo. La verità non emergerà».

Resta quindi da capire se siano bastate le bombole d'ossigeno e come si sia proceduto a portare via i pazienti: «Immagino che durante il caos dei soccorsi - riflette Barbara - sia stata fatta una scelta di priorità sui pazienti. Mi hanno detto di aver tentato di rianimare mia madre, ma resto scettica».

Andrea Biddau, presidente dell'associazione volontari radio soccorso della protezione civile locale di Tivoli: «C'è stato un sistema così ben strutturato tra noi, vigili del fuoco, medici e infermieri che nessuno è stato lasciato come seconda scelta».

(Unioneonline/D)

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