È attesa nella giornata di oggi la decisione del Gip sulla convalida del fermo e sulla custodia in carcere per Alessia Pifferi, la 37enne in cella con l’accusa di omicidio volontario con premeditazione e futili motivi per aver abbandonato in casa, a Milano, la figlia di un anno e mezzo facendola morire di stenti. Secondo il pm che l’ha interrogata, la donna è “capace di commettere atrocità, è “pericolosa” e non ha avuto “scrupoli” ad abbandonare la piccola Diana per sette giorni nella sua culla.

Varie testimonianze raccolte nell'inchiesta della Squadra mobile descrivono la 37enne come una che viveva raccontando tante "bugie". Quelle che avrebbe detto al compagno - che ha raggiunto a Leffe (Bergamo) la sera del 14 luglio lasciando la bimba nel lettino della casa di via Parea - quando gli ha spiegato che Diana era al mare con la sorella.

"Ero all'oscuro di tutto", ha detto l'uomo, distrutto, davanti agli investigatori. A casa di lui a fine gennaio era avvenuto il parto (non si sa chi sia il padre).

Anche coi familiari (la madre e la sorella) avrebbe mantenuto spesso un atteggiamento di "distanza", condito con racconti non veri.

Nei prossimi giorni a Pifferi le verrà contestata anche l'accusa di "abbandono di minore" per gli episodi precedenti: almeno due o tre fine settimana, dallo scorso giugno in poi, quando lei aveva riallacciato la relazione col compagno di Leffe, che per un periodo si era interrotta.

Il pm ritiene che non ci sia alcuna esigenza di richiedere una perizia psichiatrica o di effettuare una consulenza sullo stato mentale della donna, che è sembrata lucida, presente a se stessa e con una volontà, espressa a “intermittenza”, di fare finta che quella figlia non esistesse, perché bloccava le sue relazioni, la sua vita.

(Unioneonline/s.s.)

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