L’Anm ammette: «Trent’anni di vicenda giudiziaria per Berlusconi? Non è civile»
Dopo la lettera della figlia Marina, il sindacato delle toghe riconosce che nella vicenda del Cavaliere «non ha funzionato la tempistica»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
A 24 ore dalla lettera con cui Marina Berlusconi ha parlato di «calunnie e false accuse» che per 30 anni hanno «avvelenato» la vita del padre, l'Anm ammette che nella vicenda del Cavaliere «la tempistica» non è da Paese civile. A dirlo, dopo le parole pronunciate ieri all'assemblea generale del sindacato, è il presidente del sindacato delle toghe, Cesare Parodi affermando che nella storia giudiziaria dell'ex premier «non ha funzionato la tempistica» per poi aggiungere che «qualunque vicenda che dura 30 anni è qualcosa che un Paese civile non dovrebbe conoscere».
Quanto al fatto che ci possa essere stata una persecuzione giudiziaria nei confronti del fondatore di Forza Italia, il numero uno del sindacato delle toghe è pronto a «condannarlo se ciò fosse avvenuto» ma «io non so è avvenuto: certamente la giustizia non può essere strumentalizzata a fini politici», ha aggiunto.
Parole che provocano la reazione di Forza Italia. «È un bel progresso - afferma la senatrice Licia Ronzulli - passare dal definire 'fisiologica' l'inaccettabile lunghezza del processo al presidente Berlusconi, a considerarla 'qualcosa che un Paese civile non dovrebbe riconoscere'».
Per il partito fondato dal Cavaliere «è anche apprezzabile che il presidente dell'Anm si schieri finalmente in modo aperto contro la strumentalizzazione della giustizia a fini politici. Peccato, però, che poi si opponga a quegli interventi normativi che permetterebbero di evitare storture e abusi, quali la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati».
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, torna però ad attaccare le parole usate sabato, a margine dell'assemblea, che ha dato il via alla campagna referendaria, dal presidente Parodi. «L'Anm si è chiusa a riccio nella difesa del privilegio di poter fare qualunque cosa - sostiene il ministro - anche la più ingiusta, senza mai dover rendere conto a nessuno, senza alcuna conseguenza, nell'ostinata difesa del principio che si sia tutti uguali ma qualcuno sia più uguale degli altri. Non è così, a mio modesto avviso, che crescono e si rafforzano le democrazie».
Polemiche che arrivano alla vigilia della settimana in cui al Senato è atteso il via libero definitivo alla riforma sulla separazione delle carriere. Poi scatterà la campagna referendaria. «È una partita ancora aperta - taglia corto Parodi -. Il ministro Nordio ha fatto le sue scelte» ora «non c'è tempo per parlare. Non è stato possibile dialogare, ne prendiamo atto». Per il leader del sindacato delle toghe qualunque sia l'esito del referendum, anche se la riforma fosse approvata, sarà comunque «importante tenere aperto un canale con la politica».
Dal canto suo il ministro delle riforme, Elisabetta Casellati, sostiene che «occorre garantire a tutti i cittadini una giustizia chiara, efficace e trasparente, indipendente dalla pressione mediatica o dall'opinione pubblica. È questo l'impegno preso con gli italiani che intendiamo onorare fino in fondo».
(Unioneonline)
