Matie Terese Mukamitsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, alla fine ha ammesso: «È vero, non le abbiamo pagato gli stipendi per due anni».

Così ha ribadito oggi davanti alla commissione dell’ispettorato del Lavoro di Latina la presidente della coop Karibu, indagata per truffa aggravata, false fatturazioni e malversazioni di erogazioni pubbliche.

Nel verbale di conciliazione la donna «riconosce quanto rivendicato da una sua lavoratrice», accettando di pagarle a rate circa 20mila euro relativi a stipendi e tredicesime non versati tra il gennaio 2021 e l’ottobre 2022, ma anche la tredicesima del 2020 e il tfr relativo al periodo che va dal primo gennaio 2016 al 31 ottobre scorso.

Per altri due lavoratori invece «le parti al momento non sono in grado di perfezionare alcun accordo», ci sarà un nuovo incontro, annota l’ispettorato.

Così la donna ha sostanzialmente ammesso che la sua coop non ha versato gli stipendi dovuti agli impiegati. Sono 26 i lavoratori che hanno presentato denunce, lamentano il mancato pagamento di circa 400mila euro complessivi.

L’ammissione della suocera del parlamentare potrebbe finire nel fascicolo d’inchiesta, in particolare nella tranche relativa alle false fatturazioni: gli inquirenti vogliono capire da quando sono iniziati i mancati pagamenti e dunque le anomalie nel versamento di contributi e imposte. Questi illeciti potrebbero aver “drogato” i bilanci delle due coop: la sola Karibu ha un debito di circa un milione di euro con il Fisco.

Parallelamente a questo viaggia il segmento d’indagine relativo alle ipotesi di truffa aggravata e malversazione di erogazioni pubbliche. In 20 anni di attività nelle casse delle coop sono entrati circa 60 milioni di euro: finanziamenti che le Fiamme Gialle analizzeranno per capire se parte dei fondi sia stata dirottata altrove e non per pagare gli stipendi dei dipendenti che hanno deciso di denunciare.

L’ACCUSA DI UN BRACCIANTE A SOUMAHORO

Intanto Soumahoro si è visto costretto a smentire le accuse di Mamadou Balde, ex attivista della Lega Braccianti. Balde, ex socio del deputato, ha affermato che durante il Covid è stata avanzata richiesta per l’assegno del reddito d’emergenza: «Soumahoro ci ha detto di fare tutti domanda dal nostro patronato, l’accordo era che 25 euro sarebbero andati al patronato e 25 a noi braccianti. Abbiamo fatto più di 600 domande, ma quando i soldi sono arrivati e abbiamo chiesto la nostra parte, lui ci ha ignorato. Ci ha solo sfruttato, ha utilizzato noi migranti per fare carriera».

Ricostruzione «non veritiera» per il deputato, che ha definito «infondate, contorte e fantasiose» le parole di Balde, visto che la Lega Braccianti «ha operato in piena pandemia portando cibo e beni essenziali ai braccianti in difficoltà».

Soumahoro in seguito allo scandalo si è autosospeso da Verdi-Sinistra Italia, partito con cui è entrato in Parlamento. Per questo nei giorni scorsi è saltato anche un suo incontro a Cagliari con Pazza Idea.

(Unioneonline/L)

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