La Procura chiede la revoca della semilibertà per Stasi: «Intervista a Le Iene non autorizzata»
Stasi sta finendo di scontare 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, caso oggi riapertoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Procura generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione per chiedere la revoca del provvedimento con cui nelle scorse settimane il Tribunale di sorveglianza ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, l'allora fidanzato di Chiara Poggi che sta finendo di scontare 16 anni di carcere per il delitto di Garlasco, caso riaperto recentemente dalla Procura di Pavia.
Il motivo dell'impugnazione sarebbe legato alla mancata richiesta di autorizzazione a rilasciare un'intervista al programma Le Iene durante un permesso per un ricongiungimento familiare. La vicenda, per il pg, avrebbe dovuto essere valutata diversamente dai giudici.
L'11 aprile Stasi, dopo aver già ottenuto nel 2023 il "lavoro esterno", ossia la possibilità di uscire tutti i giorni dal carcere per darsi da fare come contabile in un'azienda milanese, era stato "ammesso" anche al "regime di semilibertà". Dal 28 aprile, quindi, da quando il provvedimento della Sorveglianza è diventato effettivo, Stasi può uscire dal carcere la mattina, ad un preciso orario indicato nelle prescrizioni, e deve rientrare la sera, dopo cena in sostanza e sempre ad un orario stabilito, potendo quindi restare fuori più di dodici ore in totale e non solo per lavorare.
La Procura generale, diretta da Francesca Nanni, con la sostituta pg Valeria Marino, aveva già chiesto, nell'udienza di discussione il 9 aprile, il rigetto dell'istanza di semilibertà, evidenziando un unico 'neo' nel suo comportamento, ovvero quella mancata richiesta di autorizzazione al magistrato di Sorveglianza per quell'intervista, durante un permesso premio.
I giudici nel provvedimento avevano citato le relazioni tutte positive dell'equipe del carcere e spiegato che il 41enne, ex bocconiano e in carcere da dieci anni dopo la sentenza definitiva del 2015, anche se si è sempre proclamato innocente, ha tenuto "un comportamento in linea con l'accettazione della condanna". E "ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso" la vittima.
Per la Procura generale, però, la mancata richiesta di autorizzazione per quell'intervista è un comportamento che i giudici dovevano valutare diversamente e non in linea con la concessione della semilibertà. Ora la Cassazione dovrà fissare udienza e decidere. Tra non molto, tra l'altro, Stasi potrà chiedere anche l'affidamento in prova ai servizi sociali, misura alternativa alla detenzione.
«La Procura Generale ha impugnato per la questione dell'intervista, già ampiamente chiarita dal carcere e dal Tribunale di Sorveglianza. Quindi siamo tranquillissimi anche perché, se mai avesse violato qualche prescrizione, avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà, che gli è stata concessa successivamente», spiega l'avvocata Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto Stasi. I giudici di Milano, aggiunge «avevano fatto presente che non si sono rilevate infrazioni alle prescrizioni. Stasi non aveva alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti durante il permesso premio».
(Unioneonline/L)