Morta di stenti, affamata e disidratata? O anche drogata?

Si attendono l’autopsia e l’esame tossicologico per accertare le cause della morte della piccola Diana, trovata senza vita a Milano dalla madre che l’aveva lasciata sola in casa per sei giorni per trascorrere del tempo con il suo compagno che vive nella Bergamasca.

Si indaga anche sulla boccetta di benzodiazepine trovato accanto al biberon e al corpo della piccola, che era su un lettino da campeggio. La madre potrebbe averla narcotizzata prima di andare via. In cucina è stata trovata anche una boccetta di ansiolitico, che Alessia Pifferi – 37 anni – ha detto appartenere all'ex compagno.

Ho scelto il mio compagno e non lei”, ha detto la donna, che si trova in carcere per omicidio volontario, al gip.

“Ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (che non è il padre della bimba, ndr), è quello che stavo cercando di capire, per questo ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui, anche quando ho avuto paura che la bambina potesse star male o morire”, le sue parole.

È il passaggio chiave dell’interrogatorio. Anche il compagno è stato interrogato: “Mi diceva che preferiva vivere senza la bimba, così lei respirava, se l’avesse portata mi avrebbe fatto piacere, ma lei mi diceva sempre che Diana rimaneva con la sorella o con la babysitter”.

Il gip tratteggia il profilo di una donna “incline alla mistificazione” e “senza rispetto per la vita umana”, con una “forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo di infliggere enormi sofferenze alla bimba”.

Il gip ha escluso l’ipotesi della premeditazione, ma il quadro potrebbe cambiare se dall’autopsia, che ancora non è stata fissata, venisse fuori che la donna aveva anche somministrato benzodiazepine.

(Unioneonline/L)

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