Abusi "di potere e di coscienza" all'interno delle congregazioni di suore.

La denuncia parte dalla rivista Civiltà Cattolica, che al tema ha dedicato una lunga inchiesta anticipata dall'Ansa.

La questione, scrivono, è emersa "dall'esperienza pastorale e dai colloqui avuti in proposito"e "non ha avuto finora sufficiente attenzione: non assume per lo più la forma della violenza sessuale e non riguarda minori; tuttavia non per questo risulta essere meno importante e gravida di conseguenze rilevanti".

Le abilità di alcune superiore, "capaci di individuare anime generose, ma anche vulnerabili alle manipolazioni" portano ad arbitrarie gratificazioni, come "possibilità formative o di studio", nei confronti delle "più fedeli e docili, a scapito invece di chi esprime un pensiero differente" e a "forme di ricatto per conseguire una gestione del potere senza limiti".

Diverse le superiori che una volta elette non vogliono lasciare il proprio posto fino alla morte: "In una Congregazione (attualmente in fase di commissariamento) - si legge - la medesima suora è stata consigliera generale per 12 anni, successivamente superiora generale per 18 anni, ed è riuscita a farsi eleggere di nuovo vicaria generale, 'pilotando' il capitolo, per poter continuare a governare di fatto negli anni successivi".

Essere superiora, in certi casi, "sembra garantire altri privilegi esclusivi, come usufruire delle migliori cure mediche, mentre chi è una semplice suora non può neppure andare dall'oculista o dal dentista, perché 'si deve risparmiare'". Gli esempi "riguardano purtroppo ogni aspetto della vita ordinaria": dall'abbigliamento alla possibilità di fare una vacanza, avere una giornata di riposo o, più semplicemente, poter uscire per una passeggiata, "tutto deve passare dalla decisione (o dal capriccio) della medesima persona".

E "se si chiede un indumento pesante, si deve attendere la deliberazione del Consiglio, o la richiesta viene rifiutata 'per motivi di povertà'". Alla fine alcune suore si sono rivolte ai familiari, e magari hanno saputo che "l'armadio della superiora è pieno di indumenti acquistati senza consultare nessuno con i soldi della comunità, mentre altre hanno a malapena un ricambio". "Purtroppo - sottolinea Civiltà Cattolica - per alcune suore questa è la realtà quotidiana: una realtà che per lo più non possono far conoscere, perché non sanno a chi rivolgersi, o per paura di ritorsioni".

La gestione patrimoniale di un Istituto come proprietà personale è "un altro tasto doloroso di alcune Congregazioni femminili, dove la complicità fra la superiora generale e l'economa (anch'essa di fatto a vita, nonostante i limiti dell'età) finisce per consentire il controllo completo dei beni". Il messaggio che viene dato è che "governare è sinonimo di privilegio, a scapito dei più deboli", mentre la casa religiosa "più che come una comunità, viene vissuta come una prigione". Con l'esito che questi stessi Istituti "non hanno più vocazioni in Italia da oltre 50 anni. Sarà forse un caso?".

Non mancano, ricordati dallo stesso cardinale prefetto della Vita consacrata, Joao Braz de Aviz, anche "casi di abusi sessuali subiti dalle novizie da parte delle formatrici; una situazione più rara rispetto alle Congregazioni maschili, ma forse, proprio per questo, ancora più grave e dolorosa". Civiltà Cattolica rileva infine "la tragica condizione" di quante non ce la fanno e abbandonano la vita religiosa: "In molti casi esse non hanno ricevuto alcun aiuto, anzi si è cercato in tutti i modi di impedire loro di trovare una sistemazione".

E si è arrivati perfino a "qualche caso di prostituzione per potersi mantenere". "Il problema è diventato così grave - aggiunge padre Cucci - che papa Francesco ha deciso di costruire una casa per coloro che, soprattutto straniere, non hanno un posto dove andare".

(Unioneonline/D)
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