Una "scelta di campo": così Città di Torino e Regione Piemonte hanno definito la decisione di tenere fuori dal Salone del Libro l'editore Altaforte il cui fondatore, Francesco Polacchi, vicino a CasaPound, è indagato per apologia di fascismo.

Martedì scorso Regione Piemonte e Comune di Torino hanno presentato un esposto e la procura ha aperto un'inchiesta: nel mirino della magistratura le frasi rilasciate alla trasmissione radiofonica "La Zanzara" di Radio24. "Sono fascista - aveva detto Polacchi - l'antifascismo è il vero male di questo Paese".

La scelta di escludere Altaforte, secondo quanto specificato dagli organizzatori del Salone, mira a "tutelare l'immagine" del salone, "la sua impronta democratica e il sereno svolgimento della manifestazione".

Una decisione che non è tuttavia stata accettata di buon grado da Polacchi, che questa mattina fuori dal Salone del libro ha commentato: "Le mie dichiarazioni ritengo siano state prese come una scusa, ritengo di essere stato denunciato per un reato di opinione". "Sono disponibile ad andare in procura a chiarire la mia posizione - ha quindi aggiunto - ma ritengo che la pietra dello scandalo sia il libro 'Io Matteo Salvini', c'è un attacco al ministro dell'Interno che io non voglio tirare per il bavero".

L'editore circondato dai cronisti al Lingotto (Ansa)
L'editore circondato dai cronisti al Lingotto (Ansa)
L'editore circondato dai cronisti al Lingotto (Ansa)

A fare discutere in questi giorni, infatti, il fatto che fra le altre pubblicazioni di Altaforte edizioni figura una biografia di Matteo Salvini firmata da Chiara Giannini. "C'è un equivoco di fondo - ha precisato Polacchi -. Non ho mai parlato con Matteo Salvini rispetto a questo libro, noi abbiamo un contratto con l'autrice". Certo, ha ancora specificato rivolgendosi a Salvini, "sarebbe stato meglio avesse avuto un approccio diverso, ma ci sta che il ministro dell'Interno che viene attaccato costantemente dalla sinistra tenga una posizione più neutrale".

Al Lingotto ci sarà anche Halina Birenbaum, 90 anni, poetessa polacca sopravvissuta ad Auschwitz e oggi residente Israele, la prima a denunciare la presenza dell'editore e a porre quindi l'aut aut: o lei o lui.

"Era inimmaginabile avere una testimone della storia come lei fuori dal Salone e Alforte dentro...", il commento di Chiara Appendino, cui fa eco anche Chiamparino: "Abbiamo lavorato tutto il per trovare una mediazione, ma non è stato possibile, e io aggiungo comprensibilmente, per cui abbiamo preso l'unica decisione in linea con la trazione e i valori di Torino e del Piemonte".

(Unioneonline/v.l.)
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