Il rinnovo del contratto fermo da 10 anni, un finanziamento del fondo sanitario nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i vecchi e i nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea) ai cittadini, la cancellazione del blocco della spesa per il personale della sanità che frena le assunzioni e il finanziamento di almeno 3mila nuovi contratti di formazione specialistica post lauream: sono questi i motivi per i quali domani 135mila medici, veterinari e dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale incroceranno le braccia mettendo a rischio 40mila interventi chirurgici.

Il sindacato degli anestesisti ha tuttavia assicurato che saranno garantiti tutti gli interventi indifferibili e tutelati i pazienti fragili.

Il sistema sanitario italiano sta vivendo un momento critico: secondo i calcoli fatti dai sindacati potrebbero andarsene dalle corsie degli ospedali in un anno ben venticinquemila camici bianchi. E lo scenario sarebbe ancora più drammatico se andasse in porto la riforma delle pensioni a quota 100: un vero terremoto, a cui ne seguirebbero altri negli anni successivi, con uscite più numerose di quelle oggi previste.

In cinque anni, in particolare, l'Italia si stima potrebbe perdere fino a settantamila camici bianchi. Già il 2019 potrebbe aprire le porte a quattro scaglioni che, andandosene in blocco, aprirebbero una vera e propria voragine nel sistema con conseguenze evidenti soprattutto nelle strutture sanitarie più piccole e periferiche.

"Governo e Regioni continuano a litigare per stabilire chi debba mettere le risorse - spiega il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti del Servizio sanitario nazionale, Andrea Filippi - mentre i fondi per il personale della dirigenza sono stati impoveriti di circa un miliardo di euro".

(Unioneonline/v.l.)
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